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Sequestrata una cava colma di 200.000 tonnellate di rifiuti a Paese

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Martedì mattina sono state sequestrate oltre 280.000 tonnellate di rifiuti inquinati e contaminati, stoccati in una cava di Paese e in una cava di Noale.
 
L’esponente del PD e vicepresidente della commissione Ambiente Andrea Zanoni esprime il proprio disappunto a riguardo, lamentando: “Avevo denunciato attraverso due interrogazioni, il 2 agosto e il 30 ottobre del 2017, la grave situazione di Cava Campagnole e il famigerato accordo pubblico-privato tra il Comune di Paese, Cosmo Ambiente e ditta Canzian. Se il sindaco avesse ascoltato il sottoscritto e i consiglieri comunali del Partito Democratico anziché trattare tutti con sufficienza e arroganza non si troverebbe in questa grave e imbarazzante situazione”.
 
“Esprimo estrema soddisfazione e mi complimento con i Carabinieri forestali, nonché con tutti gli inquirenti per l’operazione effettuata che fa finalmente luce sull’ennesimo traffico illegale di rifiuti, contenenti anche rame, nichel, piombo, selenio e addirittura amianto che arrivavano a Noale e poi a Paese anche da fuori Veneto e successivamente venivano miscelati con l’aggiunta di calce, leganti e cemento per ottenere l’effetto diluizione ed essere così venduti e utilizzati come materiali inerti nei vari cantieri. Tutto ciò, ovviamente, con gravi rischi per l’ambiente a causa del rischio di rilascio di inquinanti nel suolo e nell’acqua con le relative contaminazioni. Un’operazione imponente – sottolinea Zanoni – a cui hanno partecipato, su delega della Procura della Repubblica di Venezia i Carabinieri forestali del comando di Mestre e del comando di Venezia, i Carabinieri di Treviso, Paese e Venezia, del 14° Gruppo elicotteri di Belluno, in seguito alle indagini durate più di tre anni coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Venezia e svolte dal comando dei Carabinieri forestali di Mestre in collaborazione con l’Arpav del capoluogo”.
 
L’esponente democratico trevigiano va poi all’attacco dell’amministrazione di Paese: “Avevo denunciato la gravità dell’accordo del 25 maggio 2017 approvato in fretta e furia dalla maggioranza Lega-Forza Italia in Consiglio comunale su cava Campagnole, impedendo ai cittadini e alle associazioni di categoria e sociali di conoscere in modo approfondito i contenuti così come prevede la legge. La cosa ancora più grave è che il Comune aveva sottoscritto l’intesa senza fare mai il benché minimo riferimento al fatto che questo sito fosse già allora interessato da un sequestro penale di tre lotti di rifiuti addirittura pericolosi contenenti persino amianto da parte della Procura della Repubblica di Venezia, circa 5.000 metri cubi per capirci. Inoltre era oggetto di un contenzioso con la Regione Veneto per stoccaggio illegale di materiali non conformi e incompatibili con l’attività di cava, circa 45.000 metri cubi, con ripetute diffide per il loro asporto. La Giunta Pietrobon – continua – aveva presentato l’accordo ai cittadini, riconoscendone addirittura un rilevante interesse pubblico, con toni trionfali parlando di realizzazione di un polmone verde, un’area giochi per bambini, zona recintata per sgambatura per cani’ mettendo però le basi per attività future che nulla hanno a che vedere con il green grazie ad un cambio di destinazione d’uso dell’area”. 
 
Se il sindaco avesse ascoltato il sottoscritto e i consiglieri comunali del Pd – prosegue – ora non si ritroverebbe con un accordo pubblico-privato scritto sopra una montagna colossale di rifiuti. Avevo dichiarato già allora che l’intesa puzzava di bruciato, ora alla luce di questa operazione, dico che è stato scritto sul marcio di una montagna di rifiuti contenenti metalli e materiali pericolosi! E pensare che all’epoca qualcuno parò di volumi pari ad un pacchetto di sigarette. Chissà quanti se ne possono riempire con 200mila tonnellate! A Pietrobon dico che chi è causa del suo mal pianga se stesso e aggiungo che adesso non gli resta che fare, di corsa, l’unica cosa logica e saggia, anche per mettere il Comune al riparo di gravi conseguenze, ovvero l’immediata recessione di quell’irrazionale e grave accordo, fatto con soggetti inquisiti, che allora vide delle crepe anche in maggioranza”.

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