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Lirica al cinema

4 minuti di lettura

Riceviamo e pubblichiamo un articolo a firma di una nostra lettrice, Chiara, che ci racconta di un’insolita serata a teatro
 
A volte, un incontro disatteso, può tramutarsi in un’occasione ghiotta.
Il 25 aprile di due anni fa, attendendo un invito di un amico che non sarebbe mai arrivato, ho realizzato che non avrei accettato di trascorrere in casa l’ennesimo giorno di festa.
 
Il pomeriggio era ormai inoltrato e gran parte delle proposte tipiche per questo giorno stavano in realtà volgendo al termine ma non volevo arrendermi a una serata uguale a troppe altre e così, scorrendo svogliatamente la bacheca di Facebook, mi è saltato agli occhi un articolo di una testata cittadina che proponeva varie attività per la serata.
 
In un piccolo cinema del centro di Padova era in programma uno spettacolo teatrale in diretta dalla Royal Opera House di Londra!
 
Devo ammettere che la prima cosa che mi ha colpito è stata l’accostamento tra la parola “live” (il concetto della diretta) e la parola “cinema”. Solitamente siamo portati ad associare la televisione alle trasmissioni in diretta, non di certo il cinema, men che meno quando abbiamo a che fare con film di produzioni straniere che fanno slittare anche di qualche mese la distribuzione nelle sale italiane, a causa del lavoro di doppiaggio nella nostra lingua.
 
E poi, per una nostalgica come me di una certa eleganza svanita nel tempo, sarebbe stato molto difficile rinunciare al fascino delle poltrone rosse e dei palchetti decorati del famoso teatro londinese.
 
E così, in un cinema semivuoto in una mite serata di una Padova pressoché deserta, l’amore di scena tra Lucia ed Edgardo sancì la nascita del mio per l’opera lirica.
 
Lucia di Lammermoor fu il dramma teatrale che mi introdusse in questo mondo e devo ammettere che non avrei potuto desiderare inizio migliore. La scenografia curata nei minimi dettagli e così reale tanto da mettere al centro della scena una vasca da bagno con acqua corrente. La scelta registica di non mandare mai nessun attore dietro le quinte ma di dividere il palco in due set mostrandoci le azioni anche degli attori non in scena in quel momento e dando così una fluidità e continuità alla recitazione. Le riprese cinematografiche che indugiavano in dettagli espressivi impossibili da cogliere se non a distanza ravvicinata.
 
Per una come me, al tempo digiuna di lirica, accostarmi a questa modalità di fruizione dell’opera è stato ancor più decisivo per farmi appassionare ai classici del teatro e gran merito di ciò va dato all’intuizione che sta alla base di Nexo Digital Media Group, il distributore di eventi cinematografici di questo genere (ma non solo) nel nostro Paese.
 
L’accordo tra questa società, e altre omologhe nel Mondo, e la Royal Opera House ha permesso di allargare virtualmente la platea del teatro alle varie poltrone di oltre mille cinema sparsi sul globo terrestre riunendo migliaia di persone nello stesso momento a godere delle stesse emozioni.
 
E, se lo spettatore a distanza sparso nelle varie sale cinematografiche del Mondo, può essere meno fortunato nel non poter vivere fisicamente l’emozione di trovarsi nel foyer del teatro, questa iniziativa sa ripagarlo degnamente in vari modi.    
 
I vantaggi di questa visione, infatti, sono molteplici a partire dai sottotitoli in italiano che accompagnano la recitazione. Considerando che la lingua usata nei vari componimenti ricorre spesso a costruzioni auliche ed arcaiche e che i cantanti sono per la maggior parte non di madrelingua italiana (nonostante vada riconosciuta una pronuncia spesso impeccabile), l’uso dei sottotitoli permette di seguire la trama in scioltezza privando i dialoghi di qualsiavoglia equivoci o incomprensioni, senza contare il notevole aiuto che essi portano nelle opere composte da autori stranieri, quali per esempio la Carmen di Bizet che è in francese.
 
Per non parlare poi delle interviste e dei servizi di approfondimento trasmessi durante le pause tra un atto e l’altro. Per le interviste dobbiamo, però, affidarci esclusivamente alle nostre capacità di capire la lingua inglese (non essendo chiaramente possibile una sottotitolatura in diretta delle risposte degli intervistati, a differenza invece delle domande della presentatrice). I servizi, invece, tornano ad avvalersi della traduzione e ci permettono di capire meglio le scelte stilistiche del regista, di svelare il dietro le quinte delle prove dei cantanti, dei ballerini, dell’orchestra, di rivelarci il ricorso a strumenti poco convenzionali e poco conosciuti come la glassarmonica (o armonica a bicchieri, uno strumento primitivo costruito da una serie di bicchieri da vino di diversa grandezza e riempiti in varia misura da acqua in modo tale che sfregando un dito inumidito sul bordo di ciascuno di essi si produca una diversa nota musicale).
 
La Tosca di Puccini, la Carmen di Bizet, Macbeth di Verdi sono solo alcune delle opere che ho avuto il piacere di godermi tramite questa formula che coniuga la comodità del cinema con l’eleganza e l’atmosfera del teatro.
E ancora i balletti classici Lo schiaccianoci e La Bella addormentata di Tchaikovsky, che mi hanno avvicinato anche a quest’altra realtà teatrale.
 
Inutile dire che, da quando ho scoperto questa iniziativa, cerco di non perdermi neppure una serata, affezionandomi ai personaggi classici ma dalle sfumature così moderne che vi stupirebbero e addentrandomi nelle storie e nei drammi che portano in scena l’animo umano in molte sue sfaccettature regalandomi momenti di qualità che mi permettono di estraniarmi totalmente dalla frenetica ma spesso piatta vita di tutti i giorni.
 
Ogni anno, da ottobre a giugno, la Royal Opera House di Londra propone in visione 6 opere teatrali e 6 balletti trasmessi in diretta dal loro palco.
 
Gli spettacoli solitamente iniziano alle 20.15 (ora italiana, e anche questa è una fortuna che gli spettatori al di sotto dell’Equatore potrebbero invidiarci) per un costo che si aggira sui dieci euro a proiezione.

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