Ieri gli studenti sono tornati a scuola. Non tutti, perché alcune classi vedono dimezzati i numeri dei presenti, ma la maggior parte dei frequentanti degli istituti scolastici veneti hanno potuto varcare le soglie delle proprie aule.
Polemica finita? Non proprio. Secondo il coordinatore della Rete Studenti Medi del Veneto, Marco Nimis, l’operato di regione e governo è opinabile e ha generato solo caos.
“Quello di oggi è un rientro fondamentale per noi ragazzi. Allo stesso tempo lo abbiamo vissuto immersi nel caos, a causa di un governo e una Regione incapaci di dare indicazioni serie per tempo e affrontare i nodi più complessi del problema sanitario, come quello dei trasporti. – dichiara Marco Nimis, – Siamo rimasti sconfortati in tutto questo dalle dichiarazioni di Zaia sulla proposta di rinvio delle attività didattiche di ulteriori due settimane; in primo luogo perché questo aprirebbe a una pericolosissima possibilità di ritorno alla dad, e in secondo luogo perché ci chiediamo come potrebbe mai la regione in due settimane riuscire a sopperire a quello che non è riuscita a fare in 3 anni sul fronte del trasporto pubblico regionale.”
La sicurezza, secondo gli studenti, non è garantita tramite la didattica a distanza, la loro salute deve essere tutelata mediante altri espedienti come un trasporto più sicuro, tamponi e mascherine ffp2 gratuiti per tutti perché non sia più un costo che devono sobbarcarsi le famiglie.
E sulle nuove linee guida sui contagi aggiungono:
“Il problema sostanziale è differenziare le opzioni di didattica tra studenti vaccinati e non: essendo la maggior parte degli studenti minorenne, e quindi impossibilitata a prendere una scelta da sola in merito al vaccino, il rischio è quello di trovarsi negato il diritto allo studio in presenza per una scelta dei genitori. L’obbligo vaccinale per gli over50 è stato un passo avanti importante, avremmo auspicato si riuscisse ad allargarlo anche agli studenti.”