A seguito del convegno dei Verdi europei per l’Europa, tenutosi ieri sera a Mestre, riportiamo in versione integrale l’intervento di Eugenia Fortuni
Desidero portare la voce delle donne in Europa, in particolare delle madri. La voce delle donne italiane che diventano madri oggi.
Abbiamo molto da dire.
Abbiamo da raccontare fatiche, frustrazioni e abbiamo priorità che vogliamo inserire con forza nell’agenda politica europea.
Non si può pensare di parlare di femminismo senza parlare di ciò che accade alle donne quando diventano madri.
Scomparire.
La donna quando diventa madre rischia di scomparire.
Scompare trai suoi familiari perché tutti gli occhi sono rivolti al bambino.
Scompare al lavoro perchè non è più produttiva.
Scompare nella rete sociale perché non appare più.
Quando vado a trovare le donne dopo il parto a casa, ho l’impressione che uno dei motivi principali per cui vengo chiamata, e per cui il mio lavoro di doula è emergente come professione in Italia, sia che la donna, la neo-mamma ha bisogno di essere vista, ascoltata, valorizzata.
Pensiamo a una giovane laureata. Ha studiato per almeno 18 anni, di cui gli ultimi 5 all’università, e saranno stati particolarmente impegnativi. Magari ha qualche specializzazione, o master, quindi altri due anni di impegno e investimento economico.
Avrà poi passato altri 2 o 3 anni a trovare un lavoro, che molto probabilmente stabile non è. Sarà invece una precaria, una lavoratrice flessibile in altre parole. La retribuzione on conseguenza non sarà così alta come sperato al momento dell’iscrizione al corso di laurea.
Quindi:
Ha studiato a lungo.
Ha procrastinato la soddisfazione pecuniaria a data da definirsi.
Non ha un lavoro stabile, ma magari si sta adoperando per stabilizzarsi.
E nel frattempo il tempo è passato , saremo verso i 30 anni… ed ecco apparire naturale desideri di diventare madre che hanno la maggior parte delle donne. Non tutte, non voglio generalizzare.
La donna si trova a un bivio, nel mezzo del cammin di sua vita.
Diventare madre e rischiare di scomparire o consolidare ciò che ho con fatica costruito fino a quel punto?
Io voglio immaginare con le donne, con le madri un futuro prossimo in cui non ci sia questo bivio. In cui una donna che sceglie di avere figli non debba scomparire .
Desidero un’Europa che si occupi di questi temi. Che ponga nei suoi obiettivi quello di costruire standard di welfare che gli statu devono applicare.
Così anche per l’educazione.
Credo che questo sia un tema fondamentale per il futuro dell’Unione.
Dobbiamo essere ambiziose e costruire un sistema educativo che abbia delle linee comuni, degli standard comuni: sogno un sistema di educazione e istruzione europeo! Ecco come tenere insieme l’Europa, ecco come costruire un’identità comune, una forte solidarietà: attraverso la scuola, l’università e i servizi per l’infanzia.
E naturalmente mi lego qui anche quanto detto prima, perché servizi per l’infanzia significa servizi per le famiglie e quindi per le donne che diventano madri.
Per chi come me fa parte di quella generazione che ha iniziato a girare l’Europa durante l’università, è impensabile vedere come
non-europei popoli come gli inglesi, gli scandinavi, i francesi, ma anche gli slovacchi, i rumeni, i croati… chi si ostina a star fuori dall’unione o addirittura a volerne uscire , è anacronistico, miope e anche pericoloso.
Ma c’è molto da fare per costruire insieme un’Europa federale di servizi comuni. Che venga percepita da cittadini e cittadine al servizio dei contribuenti.
Mi immagino insomma un’Europa di welfare.
Un welfare comunitario e generativo.
Ciò che desidero generare è la solidarietà.
Cioè la coesione sociale che porta pace e benessere, e porta capacità di accogliere e prendersi cura.
Degli europei e di chi desidera diventarlo.