Una dieta basata solo sulle piante, o Plant-based diet, come viene chiamata in inglese, è l’ultima moda del momento nel mondo dell’alimentazione. Di sicuro, suona meglio che dieta vegana. Ho notato che il termine sta venendo integrato nel linguaggio quotidiano quando in una sessione di jogging al parco, qui a Queenstown dove vivo, un’altra jogger mi ha detto di avere provato una dieta basata solo sulle piante per almeno un mese, dopo aver visto un documentario. Non stiamo parlando di un documentario qualsiasi, ma lo stesso che ha convinto me due mesi a passare da una dieta vegetariana a una vegana, e probabilmente lo stesso che ha alimentato questo tendenza. The Game Changers non è passato inosservato.
In una sola settimana è stato incoronato il documentario più venduto di iTunes di sempre. Almeno sette anni in preparazione, questo tanto atteso documentario mira a “esporre miti obsoleti sul cibo che non incidono solo sulle prestazioni umane ma sulla salute dell’intera popolazione globale”. È un film documentario del 2018 sui benefici del mangiare a totalmente base vegetale per gli atleti. Il documentario segue l’ex combattente UFC James Wilks che, mentre si sta riprendendo da un infortunio, viaggia per il mondo e parla con atleti d’élite che seguono diete a base vegetale. Tra gli atleti intervistati ci sono Arnold Schwarzenegger, Patrik Baboumian e Dotsie Bausch. Il documentario inizia spiegando come è si è scoperto che i gladiatori ai tempi degli Antichi Romani avevano una densità minerale nelle ossa molto alta (data dalla presenza dello stronzio), che significa una dieta di qualità e molto esercizio. La stessa dieta aveva dato ai gladiatori un nome, i Hordearii, che significa “mangiatori di fagioli e orzo”. Un’alta quantità di stronzio nelle ossa, che le rende forti e sane, è associata alla dieta vegetariana. I gladiatori, proprio coloro che nell’immaginario italiano vengono rappresentati come forzati pieni di muscoli. Perché lo erano, e grazie anche alla loro dieta basate solo sulle piante.
Con questo articolo non voglio convincere nessuno a diventare vegano. Il mio consiglio è sempre: sperimentare con il proprio corpo. Quello che funziona per me non funziona per tutti gli altri, perché ognuno ha un metabolismo unico, anche se a grandi linee siamo tutti fatti della stessa pasta. Piuttosto, un buon metodo è provare a eliminare certi cibi e vedere come va, e poi a reintegrarli. La sperimentazione empirica può essere molto più efficace che seguire la dieta di qualcun altro. Come sta andando la mia sperimentazione? Per ora, la sola idea di mangiare del parmigiano mi rivolta. Per non parlare di una bistecca. Spesso io e il mio fidanzato, convinto vegano anche lui, scherziamo che quello che produciamo nella toilette parla già da sé. O in altri termini, abbiamo una digestione perfetta da quando non mangiamo più prodotti animali, non solo da quando abbiamo rinunciato alla carne e al pesce.
Ho notato tantissimi benefici da quando non mangio più prodotti animali: il primo che mi viene in mente, è che ora vorrei andare a correre, ma non riesco a smettere di lavorare. Posso lavorare per dieci ore senza stancarmi, e non mi è mai capitato che la mia capacità d’attenzione fosse così alta. Anzi, normalmente dopo cinque minuti mi capitava di distrarmi.
Secondo, mi ammalo di meno e guarisco più in fretta. Il mio corpo in generale si infiamma di meno. Per anni ho avuto una psoriasi sulla mano destra; ma non più, e come questa altre piccole noie che sono sparite. Quando i carnivori mi fanno la classica domanda “Ma da dove prendi le proteine?”, la mia risposta è sempre la stessa “E gli animali che mangi, da dove pensi che prendano quelle proteine?”. Risposta: dalle piante. Solo che io preferisco accederci direttamente. E quando sono in vena, di solito aggiungo: “E tu da dove prendi le fibre?”, questa benedetta risorsa importante tanto quanto le proteine, ma spesso dimenticata.
Prima di fare i cinici, sperimentate.