Mentre i dirigenti scolastici protestano per la decisione del Governo di riaprire il prossimo lunedì 10 gennaio le scuole di ogni ordine e grado e il Ministro dell’Istruzione risponde piccato agli appelli, gli studenti, i veri protagonisti della querelle, hanno deciso di dire la loro
A preoccuparli seriamente un prossimo ritorno in didattica a distanza che rischia di avere delle serie ripercussioni su diritto allo studio, alla salute e all’impatto psicologico
Interviene la Rete Studenti Medi del Veneto criticando le nuove linee guida Covid e sottolineando come la paura della DAD sia tanta: “Serve garantire diritto allo studio e diritto alla salute; questo rientro doveva essere la prova di un paese che sa imparare dai suoi errori” esplicita il coordinatore regionale Marco Nimis.
Non sono contro alle decisioni per partito preso: l’obbligo vaccinale per gli over 50 è stato accolto con favore dagli studenti, ma come la mettiamo per tutti quegli studenti che non si possono vaccinare per svariati motivi? Il timore per la DAD è tanto e, soprattutto, fondato.
”Dobbiamo stimare che un 15% circa degli alunni minorenni non può accedere alla vaccinazione pur volendolo per l’influenza o l’esplicito divieto delle proprie famiglie. In questo la frammentazione delle opzioni di didattica tra alunni con vaccino e non assume a scuola tutt’altro valore. Il nuovo decreto prevede, infatti, che se in una classe esistono due casi di positività, gli alunni vaccinati con terza dose possano continuare la didattica in presenza, mentre chi non ha già la terza dose è costretto a seguire le lezioni in didattica a distanza. In una categoria, quella degli studenti, composta per una stragrande maggioranza da minori spesso non in grado di prendere decisioni in autonomia sulla vaccinazione, questo significa una limitazione dell’accesso al diritto allo studio che andrebbe in ogni modo risolto. – continua Marco Nimis, che sottolinea anche come, secondo loro, le linee guida siano arrivate troppo tardi e in maniera poco chiara, non permettendo ai presidi di organizzarsi in tempo anche con le ASL.
“La presenza è una priorità, un primo passo è lo stanziamento dei fondi per lo screening nelle scuole, ma serve un impegno maggiore per garantire la piena gratuità di tamponi agli studenti e di FFP2.”- conclude Nimis
La scuola, dopotutto, non può essere un lusso per pochi e la responsabilità dell’aumento dei contagi non può sempre ricadere sui giovani che frequentano gli istituti. Intanto mancano meno di 48 ore all’inizio della scuola, ore decisive per tutti i protagonisti della vicenda: Governo, presidi e studenti troveranno una via d’uscita per beneficiarne tutti?