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Ma chi è sto Conte

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo un nuovo intervento a firma di Luigi Giovannini sulle dimissioni di Giuseppe Conte e sulla crisi di Governo che sta interessando il nostro Paese da un paio di settimane

 

E così siamo arrivati al termine del governo Conte e non so se questo sia un bene per il Paese, visto che non ritengo negativo il saldo della sua conduzione né di fronte alla devastante pandemia, né per tutti gli altri problemi funzionali ed economici che sono stati affrontati.

 

L’aspetto sanitario, pur con tutti gli errori che in simili tsunami è inevitabile fare, è stato affrontato con decisioni politiche conseguenti a precisi indirizzi medici, indirizzi purtroppo spesso annacquati sia dal basso profilo di un insensato protagonismo regionale, sia dalla superficialità di molti cittadini, assolutamente non disposti a ridurre privilegi di vite frequentemente ludocratiche e ugualmente contrari ad accettare necessarie sospensioni delle loro attività professionali.

 

E così il nostro limitato livello civico ci ha portato spesso a criticare e aggirare gli argini indicati, ignorando sistematicamente che il virus si diffonde con noi e da noi: e non importa se i numerosi svagati siano solo una minoranza come viene detto, perché anche gli ultrà lo erano, eppure hanno causato dolorosi problemi pur in situazioni del tutto irrilevanti se paragonate all’attuale tragedia.

 

Passando agli aspetti economici ricordo che in un primo tempo gli interessi personali hanno spesso prevalso sui provvedimenti sanitari, tanto che le prefetture di determinate Regioni sono state letteralmente sommerse da autocertificazioni aziendali inizialmente salvifiche per gli interessi di alcuni, ma poi forzatamente sopraffatte dal virus, con conseguenti grosse diffusioni pandemiche.

 

Per quanto riguarda il recovery plan, osservo invece che l’attività governativa viene analizzata con forzature del tutto inaspettate, unicamente perché grossi investitori – abituati a cogestire con politici e con abbondanti tornaconti personali le risorse del Paese – non hanno assolutamente accettato la chiusura sancita e costruita da Conte attorno alle risorse europee, con – in più – la sua dichiarata intenzione di volerle così sottrarre a destinazioni del tutto estranee all’interesse comune.

 

Questa è l’imperdonabile decisione dell’Ultimo arrivato, ed è l’unica ma celata causa di tutti i violenti attacchi iniziati in autunno: le insistenti e violente critiche personali appaiono infatti spesso strumentali, dato che superano il ruolo e le competenze di Conte, mettendolo impropriamente al centro di piani tecnici e economici in working progress che rientrano puntualmente nella sfera di Gualtieri.

 

Il ministro del Tesoro – invece e con assoluta accortezza – non viene mai nominato dai denigratori governativi, sia perché questi critici sarebbero immediatamente mal visti dall’Europa che conta (in Europa Gualtieri è molto conosciuto, apprezzato e intoccabile), ma soprattutto perché, nei rari confronti televisivi, le osservazioni negative sono state da lui tranquillamente smontate e l’ultimo “DiMartedì” ne è stata l’ennesima conferma.

 

Insomma questa crisi è una regolazione di potere, che alla fine ha anche trovato il suo esecutore politico ed è stata affrontata da Conte con troppa sicurezza, non solo perché le truppe di riserva sembrano del tutto sovrastimate, ma soprattutto perché durante i primi aspri confronti ha insistito su un potere personale che lo ha portato a confliggere con il massimo esperto in materia, senza alcun costrutto per noi cittadini.

Ma tutto si può migliorare.

 

Luigi Giovannini

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