Scrivere a caldo dopo una partita in cui hai lasciato le corde vocali e qualche coronaria è decisamente impresa possibile. L’impresa (im)POSSIBILE invece arriva dagli azzurri di Gianmarco Pozzecco: siamo ufficialmente l’incubo della Serbia. Eh sì, ancora noi. Ancora in corsa. Ancora vincitori su una delle compagini cestistiche migliori al mondo.
MANILA – La partita non ve la racconto. Andate a cercarla su Rai Play. Conoscendo il risultato finale, magari riuscite a non piangere alla fine. Io ho pianto e non me ne vergogno.
Però scrivo di un inizio che faceva ben sperare, di una Serbia che – giustamente – non ci sta, di un parziale di -16 che ti senti il peso del Colosseo sulle spalle e di un successivo parziale a favore degli Azzurri (maiuscolo, sì) di 15 a 2.
Italia – Serbia, diciassettesimo capitolo dal 2008 a oggi. Questa mattina avevo avvisato tutti che alle 10 avevo un appuntamento. La prima parte dell’incontro me la sono vista sull’iPhone mentre camminavo per strada, con la gente che mi guardava storta per la mimica facciale.
Poi inchiodata davanti allo schermo con dovizia di commenti via Whatsapp con la nostra esperta di sport Anna, che è (quasi) peggio di me.
Perché della partita monumentale degli Azzurri scriveranno tutti. Ma di quello che questa nazionale fa nel cuore dei tifosi, forse no.
Per chi ama il basket, Italia – Serbia è esattamente come Italia – Germania per il calcio. La sfida delle sfide, l’incontro che congela qualsiasi attività. C’è solo la partita.
Senza contare il monumento che andrebbe eretto a Raffaele Ferraro di La Giornata Tipo e a tutti quelli che commentano ogni suo post. Ti rimettono in ordine col mondo, sorridendo.
Ma torniamo a noi. L’Italia vince 78 a 76 contro la Serbia. Siamo ancora in corsa in questi mondiali.
Il secondo tempo di quest’incontro è qualcosa che andrebbe scritto sui muri.
Il terzo quarto inizia maluccio, non si vede praticamente canestro. La fisicità dei Serbi ha la meglio: il tabellone segna 60-44 dopo una tripla di Nikola Jovic.
+16. E chi li riprende?
A 13 minuti alla fine, alzi la mano chi non ha urlato da casa: Simonefontecchio (ormai è una parola sola) e Gigi Datome (per favore resta con noi) decidono che non può finire così.
Sembra una danza sul parquet. Di quelle che a ogni tiro, a ogni passo, a ogni fallo non sai se riuscirai ad arrivare sano alla fine. Perfino il Poz si contiene.
Ma ormai non ce n’è più per nessuno. Punto su punto, arriva la rimonta con Capitan Datome che in due quarti mette dieci punti e Simonefontecchio che arriva a quota 30. Con la Serbia.
78 a 76.
A 40′ dalla fine Simonefontecchio sbaglia l’ultimo possesso azzurro. Mancano 8 secondi appena. La Serbia tenta il tutto per tutto con un tiro da tre ma becca il ferro.
78 a 76. Congelato. Osannato. Cercato, voluto, amato.
Siamo ancora in corsa.
Gli Azzurri
- #0 Marco Spissu (1995, 185, Playmaker, Umana Reyer Venezia)
- #7 Stefano Tonut (1993, 194, Guardia, EA7 Emporio Armani Milano)
- #9 Nicolò Melli (1991, 205, Ala, EA7 Emporio Armani Milano)
- #13 Simone Fontecchio (1995, 203, Ala, Utah Jazz – NBA)
- #17 Giampaolo Ricci (1991, 202, Ala, EA7 Emporio Armani Milano)
- #18 Matteo Spagnolo (2003, 194, Playmaker, Alba Berlino – Germania)
- #33 Achille Polonara (1991, 205, Ala, Virtus Segafredo Bologna)
- #35 Mouhamet Diouf (2001, 206, Ala/Centro, Río Breogán – Spagna)
- #40 Luca Severini (1996, 204, Ala/Centro, Bertram Yacht Tortona)
- #50 Gabriele Procida (2002, 200, Guardia/Ala, Alba Berlino – Germania)
- #54 Alessandro Pajola (1999, 194, Playmaker, Virtus Segafredo Bologna)
- #70 Luigi Datome (1987, 203, Ala, EA7 Emporio Armani Milano)
Commissario Tecnico: Gianmarco Pozzecco
Assistenti: Carlo Recalcati, Edoardo Casalone, Federico Fucà, Riccardo Fois, Giuseppe Poeta
credits foto FIP