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Un diavolo per cappello

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I segni premonitori c’erano stati.

Nel primo pomeriggio una vicina di casa ti aveva detto “buona partita“. Cosa per la quale il regolamento prevede la possibilità di chiedere il rinvio della partita di 48 ore. Tempo necessario a far svanire la carica di sfiga. Poi al baretto, prima di entrare al Taliercio, il caffè che doveva servire da antidoto l’ha servito un ragazzo, e non la ragazza gentile e carina di gara 3.

Insomma, un diavolo per cappello dell’uomo col cappello era giustificato già prima della partita. 

L’andamento della gara poi ha fatto sì che venissero nominati quasi tutti i santi del calendario, in più occasioni. Soprattutto negli ultimi 5 minuti del quarto quarto e nel tempo supplementare.

Di fatto, troppi regali agli avversari. Già dal primo quarto. Tre sanguinose palle perse. Due in uscita, portando il pallone nella metà campo avversaria, e una su rimessa. 6 punti facili regalati. E ogni punto regalato è una montagna da scalare.

E montagne ne ha scalate più di una il basket Mestre, rimontando più volte svantaggi corposi. E avendo il tiro della vittoria sia allo scadere del quarto quarto che allo scadere del supplementare. Non è questo il luogo per fare analisi accurate.

Da vecchio guardone del basket, amante di Manuel Raga, così si capisce l’età, dico solo che serviranno più chili, più centimetri e più stronzag… ehm cattiveria. No, non carattere, quello c’è stato in abbondanza. Proprio stronzag… ehm cattiveria, quella fatta vedere in 4 partite dai giocatori e dal tecnico dell’Orceana. Si è visto da subito che il metro dei due arbitri era puntato sulla tolleranza verso i contatti molti duri. E bisogna adeguarsi, potendo. Ma in ragazzi del basket Mestre sono stati troppo “buoni”.  

Ora auguro all’Orceana le migliori fortune nella fase conclusiva dei playoff… Tantissimi auguri, ragazzi! 

Diciamo che mi piacerebbe incontrarli anche il prossimo anno. Pensando che, alla fine, in questa stagione, ci sono state sei partite con loro, tre vinte e tre perse.

Alla fine chi tifa da qualche anno per il basket Mestre, o squadre come il basket Mestre, è pieno di cicatrici. La più grande, non ancora rimarginata è quella dello spareggio salvezza per la A 2,del 1978, con Udine. Incredibile. Con Udine la Vidal giocò 4 partite fra stagione regolare e fase “ad orologio”.  E le vinse tutte e 4. Qualche sconfitta di troppo però la condannò allo spareggio salvezza proprio con Udine. SI giocò a Trieste. E si perse. Male. 101 a 77. Con tale Wilkins, statunitense in forza alla Mobiam, che dopo aver dormito per tutto il campionato, quel giorno sembrò un incrocio fra Magic, Doctor J e Kareem… Fenomeno per una sola partita.

E un paio di anni dopo altro spareggio salvezza, per non scendere dalla A1 in A 2. A Milano, con la Scavolini Pesaro. Perso per un punto. Anche qui sbagliando l’ultimo tiro… 

Dispiace per ieri sera. Dispiace perché avrei preferito perdere gara 5 da loro di 25 punti. Così è inaccettabile. 

A fine partita ho visto piangere gente di oltre 60 anni. Lacrime di delusione e di orgoglio.

Aver riportato Mestre nella sua casa, e aver visto e sentito un gran tifo non ha prezzo. La traversata è stata lunga e difficile.

Ora si tratta di ricominciare a lavorare, magari fra una settimana, per ottenere il traguardo nella prossima stagione. Al Taliercio, con la gradinata piena. Con l’uomo col cappello e la direttorissima, che anche se acciaccati, saranno al loro posto.

Magari una volta viene a trovarci anche il sindaco. 

P.S. ieri sera non sono stato un gentleman inglese. Lo ammetto. Sono tornate antiche pulsioni da tifo baskettaro. In piedi a tre metri dal campo a gridare. In particolare addosso al “meno simpatico” dei giocatori dell’Orceana. Tanto lo ritroviamo in B il prossimo anno.

credits foto Basket Mestre 1958

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