Nell’anno del 60° anniversario della fondazione dell’Istituto Regionale Ville Venete, evoluzione di quell’Ente per le Ville Venete nato proprio grazie all’intellettuale trevigiano, la rubrica di Rai Uno dedicata alla riscoperta dei grandi personaggi di ieri e di oggi approda nella Marca Trevigiana per raccontare la sua opera di tutela e salvaguardia delle ville all’indomani della Seconda Guerra Mondiale.
Nel magnifico set della dimora palladiana di Fanzolo è intervenuta Margherita Azzi Visentini, docente e studiosa del Palladio nonché per molti anni componente della giuria del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”. Una troupe del Tg1 Persone, rubrica del sabato mattina di Rai Uno condotta da Angelo Angelastro, oggi martedì 6 novembre è giunta a Villa Emo a Fanzolo di Vedelago (Treviso) per raccontare due “gioielli” del territorio trevigiano: la villa palladiana e il salvatore del patrimonio delle ville venete, Giuseppe Mazzotti (Treviso, 18 marzo 1907 – Treviso, 28 marzo 1981). L’occasione per ricordarli è data sia dal ricorrere del sessantesimo anniversario dell’Istituto Regionale Ville Venete, evoluzione di quell’Ente per le Ville Venete fondato proprio grazie a Mazzotti nel 1958, sia dall’esistenza, ormai da trentasei anni, del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” per la letteratura di montagna, alpinismo, esplorazione – viaggi, ecologia e paesaggio, artigianato di tradizione e Finestra sulle Venezie, che tiene viva la memoria di Mazzotti e della sua opera.
A parlare di Mazzotti e del suo ruolo nella salvaguardia delle ville è intervenuta Margherita Azzi Visentini, già docente di storia dell’architettura al Politecnico di Milano, grande esperta di Andrea Palladio e delle sue opere e fino al 2011 componente della giuria del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”. La puntata di Tg1 Persone girata oggi nella Marca andrà in onda (salvo cambi di programma improvvisi) sabato 10 novembre alle 8 su Rai Uno.
Giuseppe Mazzotti fu un personaggio che in molti campi precorse i tempi intuendo criticità ed esigenze che sarebbero risultate evidenti solo molti anni più tardi: egli fu, ad esempio, il primo ad intravvedere la necessità di un recupero e di una tutela delle ville venete e palladiane all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, quando queste preziose dimore si trovavano in condizioni molto critiche. Il giornalista Orio Vergani sulla pagine del Corriere della Sera nel 1958 parlava di lui come del “Robinson delle ville venete”: Mazzotti infatti nell’immediato dopoguerra documentò lo stato delle ville venete con migliaia di scatti fotografici e nel 1952 cercò di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e del Governo sulla necessità di valorizzare questo particolare patrimonio architettonico veneto.
“Ancor oggi” scriveva nel 1957 su Le Vie d’Italia, in cui firmava l’articolo intitolato Le Vie d’Italia Ville venete, tempo di rinascita, “quegli edifici sembrano usciti per misteriosa virtù dalla terra, come alberi o fiori, nei soli luoghi in cui avrebbero potuto sorgere, quasi che dal principio del mondo quelle campagne, quelle colline, quei fiumi altro non avessero atteso che quegli edifici per completarsi armoniosamente a formare un paesaggio”. E poi denunciava: “girando per la campagna alla -scoperta- delle ville non segnalate, si è potuta fare una probante e triste esperienza in materia. Stupende sale a stucchi ridotte ad uso di stalla; soffitti dipinti crollati o crollanti. Edifici di rara bellezza in mano di proprietari che minacciano o compiono trasformazioni”.
Fu lui il promotore nei primi anni Cinquanta di una importante mostra sulle ville Venete che aveva l’obiettivo di far conoscere queste bellezze per poterle salvaguardare. La mostra fece tappa prima a Treviso, al Salone dei Trecento, poi al Palazzo Reale di Milano, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, quindi a Londra al Reale Istituto degli architetti britannici, in altre 12 città inglesi e infine a Copenaghen. Il risultato fu eccezionale: lo stato, gli enti pubblici, privati, divennero presto consapevoli dell’immenso significato storico e artistico della civiltà veneta e cominciarono a preoccuparsi della tutela e della conservazione delle ville. Le necessità erano enormi: le ville venete sono più di 4.000, quasi tutte di consistenti dimensioni. Le sole forze dei privati non erano sufficienti e sulla spinta di un’opinione pubblica sensibilizzata a tutti i livelli, nacque, nel 1958 l’Ente per le Ville Venete, quale consorzio tra amministrazioni provinciali per il turismo delle province di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Udine, Verona, Venezia, Vicenza, al quale lo stato delegava compiti specifici di tutela attraverso l’intervento economico (mutui e contributi) ma anche di competenza, quali l’espropriazione e la salvaguardia, attraverso la presenza di alcuni Soprintendenti nel Consiglio di amministrazione dell’Ente. Nel 1979 la Regione Veneto e la Regione Friuli Venezia Giulia diedero vita all’Istituto Regionale che, da allora, è impegnato per la promozione della conoscenza e per il miglior utilizzo della Villa Veneta.
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