A 9 anni dall’annuncio della malattia è mancato Ryuichi Sakamoto all’età di 71 anni. Compositore Premio Oscar per L’ultimo Imperatore e autore di colonne sonore leggendarie.
TOKYO – È difficile per un’innamorata del Giappone commentare la notizia di ieri sera. È difficile perché alcune sue note sono il Giappone stesso per noi occidentali. Perché qualsiasi documentario, qualsiasi notizia riguardasse il Sol Levante aveva come colonna sonora “Merry Christmas Mr. Lawrence“.
Non sapete quale sia? Pensate al Giappone e “Na na na na naa, na na na na na na na na na na na na naaa” parte in automatico, magari con la grande onda di Hokusai come sfondo.
Che poi, la maggior parte dei non Nippofili o cinefili sa nemmeno da dove derivi. Un pezzo che è tremendamente giapponese e occidentale al tempo stesso. Pianoforte. Orchestra dietro. Un crescendo di accordi e il tema principale che torna e ritorna. Quasi indisponente in alcuni momenti. Note leggere e soavi. Che poi di colpo prendono forza sempre di più. Un pezzo creato per la colonna sonora del film da cui trae il titolo e in cui lui recitò divinamente.
Uscì come Furyo in Italia, nel 1983, diretto da Nagisa Oshima, autore de L’impero dei sensi e e l’impero della passione. Il tema fu ripreso in una canzone meravigliosa che è “Forbidden Colors” cantata da David Sylvian (cantante dei Japan) e non da David Bowie che era con Sakamoto stesso il co protagonista del film.
Un film duro, che trattava il tema dell’omosessualità nei campi di concentramento giapponesi nella seconda guerra mondiale e in cui aveva una parte anche Kitano Takeshi, all’epoca conosciuto solo per il Takeshi’s castle (Mai dire banzai in Italia) e poi regista pluripremiato e attore di successo.
Sicuramente ricordate le musiche che gli valsero l’Oscar nel 1987 dell’ultimo Imperatore di Bertolucci. O Un tè nel deserto e il Piccolo Buddha. Tra i più grandi compositori dello scorso secolo, accanto al nostro Morricone. L’ultima colonna sonora fu Revenant, in cui finalmente Leonardo di Caprio vinse l’Oscar come miglior attore.
Dalla fine degli anni ’70 in poi compose brani incredibili, un misto di musica elettronica, tradizionale giapponese e occidentale. Fu uno dei primi ambasciatori musicali giapponesi e, sicuramente, il più conosciuto tuttora.
Ho avuto la fortuna di assistere a un suo concerto nel 2011 a Padova quando nella versione “Trio Tour” ovvero piano, violino e violoncello, ha riproposto alcuni dei suoi brani più iconici, E, confesso, ho pianto per tutta la durata dell’esibizione.
Grazie Sakamoto Sensei. Grazie alle tue note il Giappone è stato più vicino, intimo e comprensibile a noi occidentali.