Negli ultimi tempi è letteralmente esplosa la moda dei droni, piccoli velivoli pilotati da remoto tramite joystick o APP, che consentono di realizzare scatti o riprese video dall’alto a dir poco emozionanti.
Impiegati in origine nell’ambito militare e nel mondo del cinema, da qualche tempo questi velivoli hanno cominciato a prendere piede anche nella logistica, sostituendosi dove possibile al classico trasporto su gomma. Tuttavia il fine ludico si conferma ancora il motivo principale per l’acquisto di un drone. D’altro canto, a chi non piacerebbe provare l’esperienza di pilotarne uno?
Tuttavia, al di là del loro aspetto dilettevole, questi velivoli nascondono un potenziale immenso.
Di recente abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Barnaba Monti, pilota presso la UST Italia, un’azienda del Trevigiano che offre servizi professionali di telerilevamento prossimale da drone, e ci siamo fatti raccontare quali sono le circostanze che fanno dei droni dei partner preziosi nell’ambito lavorativo.
“Prima di tutto – puntualizza Barnaba – è fondamentale avere chiara in mente la distinzione tra un aeromodello e un S.A.P.R. Ovvero: se con il drone ti diverti a scattare foto e video quando è in volo, stiamo parlando di un semplice aeromodello, mentre se con il drone ci lavori, come me, si tratta più correttamente di un S.A.P.R., cioè di un sistema aeromobile a pilotaggio remoto, riconosciuto dall’ENAC (Ente nazionale per l’aviazione civile) come mezzo atto per fare attività commerciale”.
Morsi dalla curiosità, ci facciamo raccontare quali sono gli ambiti lavorativi quotidiani che prevedono l’impiego di un drone e veniamo a sapere che questi velivoli toccano i più disparati settori di utilizzo, spaziando dai servizi video, alle ispezioni aeree, all’agricoltura di precisione e alla misurazione dei terreni, all’architettura, al monitoraggio delle aree edificabili, allo stato dei beni culturali e delle infrastrutture, fino alla ricerca dell’amianto occulto e delle persone disperse.
Un primo gioiellino che Barnaba prende tra le mani è un drone supportato da una telecamera a infrarossi, abbinata a una visibile: un modello utilizzato in genere per i rilevamenti alle infrastrutture, poiché consente di ispezionare lo stato di salute dei ponti e di verificare l’eventuale presenza di crepe o bolle di acqua al di là del cemento.
“Recentemente – ci spiega – UST Italia si è spesa molto nel settore agricolo, adoperando i droni per indagare sullo stato di salute delle piante e per analizzarne l’indice NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), cioè l’indice di crescita vegetativa. In questo modo, grazie a una telecamera multispettrale molto evoluta, è possibile conoscere fin da subito quanto la pianta sta fotosintetizzando o se è malata e questo è un aspetto importantissimo per ogni agricoltore.
Grazie poi ai rilevamenti aerofotogrammetrici – che si ottengono scattando tantissime foto, prima con un volo azimutale e poi a 45 gradi – è possibile geolocalizzare l’intera area di interesse, misurarne la profondità, i livelli del terreno e calcolare il volume esatto di eventuali cumuli di terra”.
I droni permettono infatti di meccanizzare ogni fase della coltivazione, eliminando così il costo dell’errore umano e permettendo ai coltivatori di reagire tempestivamente alle minacce del raccolto.
Oltre a una velocità di esecuzione di gran lunga superiore rispetto alle tradizionali macchine agricole, avvalersi di un drone porta poi agli agricoltori numerosi altri vantaggi, poiché evita loro il dover ricorrere a trampoli e di calpestare i terreni, e consente di mettersi al lavoro anche se ha piovuto da poco: una cosa impensabile, invece, quando si lavora con un trattore.
Sempre in ambito agricolo, Barnaba ci racconta infine che di recente UST Italia si è ingegnata nell’ideazione di un brevetto che – se approvato – potrà consentire dei risvolti incredibili nella lotta biologica alla piralide del mais. Il sistema innovativo ideato dall’azienda trevigiana consiste infatti nell’agganciare al drone un applicativo, che rilascerà sul territorio sorvolato delle capsule di carta contenenti uova di un particolare insetto, le quali, una volta schiuse, contrasteranno le piralidi infestanti.
Ma le sperimentazioni in corso in questo campo sono davvero tantissime: un domani probabilmente non troppo lontano, si riusciranno a contrastare le larve di zanzara e le note cimici verdi sterminatrici di soia.
Insomma, i droni possono rivelarsi dei validi aiutanti, perché non solo consentono di massimizzare i guadagni, ma anche di ottenere un elevato ritorno d’investimento. Per fare un esempio, in una giornata di lavoro intensiva un drone può arrivare a trattare dai 50 ai 60 ettari di terreno!
Tuttavia, al di là dei droni, al di là del brevetto, al di là del nutrito team di professionisti che ne fanno parte, il fiore all’occhiello di questa azienda trevigiana è che UST Italia è la prima realtà in Italia a ricercare piloti che vogliano affiliarsi ed entrare nel suo network! Questo perché – ci spiega Barnaba – un pilota di droni, anche se in possesso di tutti i brevetti, da solo fa ben poco, senza l’aiuto di un progettista, un ingegnere, un programmatore e un analista.
Nello specifico, UST Italia offre tre differenti opportunità di affiliazione a:
– piloti in possesso di attestati, con o senza mezzo proprio, cui offrono formazione teorica e pratica e ampia autonomia commerciale, così come supporto/applicativi al drone
– piloti muniti di attestati e anche di uno o più mezzi, che vogliano costruirsi e dirigere una propria rete di piloti
– piloti senza mezzi e senza attestati, intenzionati a stringere una collaborazione commerciale e a crescere con l’azienda, diventando col tempo piloti qualificati.
Insomma, se i droni sono la tua passione, perché non tentare di farli diventare il tuo lavoro?