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Cassa con scheletro cade in Canal Grande a Venezia

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Martedì scorso, verso le 14, nella fase di scarico durante il trasporto in barca, un trasportatore ha perso la presa e la “cheba” – la gabbia in cui venivano esposti in piazza San Marco i condannati per reati infamanti ai tempi della Serenissima -, che è finita in acqua. L’oggetto, del valore di circa 50.000 euro, risalente al 1500, realizzato in ferro e legno era destinato all’allestimento della mostra “Venice Secrets: Crime & Justice”: una rassegna sul crimine, la giustizia e gli strumenti di tortura che aprirà le sue porte il 31 marzo a Palazzo Zaguri, in Campo San Maurizio.
 
Il fatto è avvenuto su un pontile nei pressi dell’approdo di Santa Maria del Giglio. Sono stati allertati i Vigili del Fuoco che, arrivati sul posto con una squadra di sub, hanno recuperato quanto disperso. Lo scheletro umano contenuto nella “cheba” è stato subito lavato con acqua dolce, per evitare che la salsedine e il fango lagunari potessero deteriorarlo.
 
La mattina seguente, il medico legale Antonello Cirnelli, dopo aver esaminato il corpo, ha commentato: “Ho potuto visionare il reperto umano dopo il recupero, dall’integrità dell’apparato scheletrico manca l’intera porzione di arto superiore sinistro in quanto risulta disarticolata la testa dell’omero dal margine della glena scapolare e dalla soprastante formazione acromiale. Manca infine l’intero comparto composto da caviglia e piede destro, dove residuano unicamente le formazioni della gamba relative a tibia e perone”.
 
Mauro Rigoni, amministratore unico della società produttrice della mostra, la Venice Exhibition s.r.l., ha commentato: “Siamo grati ai vigili del fuoco e ai veneziani presenti nel luogo dell’incidente che ci hanno fornito subito aiuto, purtroppo un danno così inaspettato ci coglie alla sprovvista e ora dovremo capire come rimediare. Questi pezzi fanno parte di una collezione privata che abbiamo acquisito da poco come società. Stiamo valutando la possibilità e la convenienza di un secondo intervento di recupero subacqueo delle porzioni di ossa che non sono state recuperate con l’intervento dei Vigili del Fuoco. Tutti i reperti esposti in mostra sono assicurati ma in questo caso l’oggetto consiste in materiale di una salma umana, quindi si tratta di un reperto unico, non replicabile”.

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