L'editoriale del direttoreMestreSport

Sport, Mestre alza la testa

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C’era un tempo in cui a Mestre ogni sabato e domenica significava Taliercio. Nell’astronave ho visto passare il basket dei grandi, gli Harlem Globetrotters, Rudolph Nureyev e Francesco Guccini. Julio Velasco e la generazione dei fenomeni. Zorzi, Lucchetta, Kiraly, Timmons. Tutto quello che c’era di bello nelle competizioni agonistiche “toccava” alla Cenerentola di Venezia. Perché così era, all’epoca. Cenerentola sì, ma Regina quando si trattava di sport.

Anni luce fa. Ma una scintilla resta tale anche se coperta dalla cenere di alterne vicende, pronta a brillare appena qualcuno ha il coraggio di risvegliarla.

Ed eccomi di nuovo, millemila anni dopo, a tifare basket fino a perdere la voce: una sensazione di euforia sportiva che ha un nome e cognome: Miracolo Gemini.

Sarà perché la mia prima volta è stata proprio con un pallone da pallacanestro, alle medie. Poi l’atletica, il lancio del peso, il mezzofondo, il tennis. Insomma, bastava fosse sport e mi sentivo viva.

Infine, l’incontro della vita: Onitsuka Tiger ai piedi, tra un po’ anche per andare a dormire, ginocchiere, il Mikasa e quella rete in mezzo al campo.

Pallavolo.

Alla pallavolo ho dedicato tutta la mia vita, grazie a un uomo, un “padre”, un “sognatore che non si è mai arreso”, frase di Nelson Mandela che calza come un guanto alla figura di Francesco Scandolin.

L’ho presa larga, lo so.

Ma ieri il mio cuore si è fatto piccolo piccolo: il volley ha alzato la testa. Di nuovo.

Le “vecchie glorie”, quelle con cui ho condiviso buona parte della mia vita, quelle con cui ho pianto, riso, gioito, urlato, festeggiato e sofferto non poco a ogni partita, sono tornate.

La presentazione del progetto tra il Volley Mestre di Gianfranco Formentin e il Mestre Volley Center di Antonio Ferretto, ieri sera al Pala Vega di Trivignano, ha il sapore dolce dei ricordi e la speranza di vedere, ancora, una diagonale stretta in prima linea cadere a terra e scatenare il boato dei mestrini.

Ce li ho ancora tutti nelle orecchie.

E che sia un progetto condiviso tra le due più importanti realtà del territorio – quando normalmente si fa a gara per pestarsi i piedi a vicenda – la dice lunga sulla lungimiranza, l’onestà intellettuale e la voglia di riportare il volley ai massimi livelli delle due società.

Chapeau.

Sono convinta che da soli non si vada da nessuna parte.

Insieme, si può sognare la serie A.

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