Se la Gemini avesse perso, avrei titolato “Si vince anche quando si perde”. Ma il capolavoro di cuore e attributi di ieri sera al Taliercio mi porta a raccontare un’altra storia, condivisa con i duemila mestrini che, come un sol uomo, hanno accompagnato Alberto Conti MVP serie B e compagni verso una vittoria per nulla scontata.
Vogliamo parlare di impresa? Parliamone.
Vogliamo parlare di tre quarti di partita a 15 punti a periodo, manco una partita di pallavolo vecchia maniera? Parliamone.
Dopo il secondo quarto Alberto Conti ancora sotto doppia cifra sembrava una bestemmia. Ci ha abituati troppo bene. Matias Bortolin che mette i primi due punti dopo un secolo dalla lunetta, fantascienza. Non in piena forma fisica entrambi ma lì, a dare il tutto per tutto.
Un quintetto, quello biancorosso, sceso sul parquet contratto e ampiamente conscio che, perdendo, il magic moment sarebbe finito lì. Psicologicamente, difficilissima da gestire. Bravo Cesare Ciocca.
Ecco, è qui che vorrei proprio soffermarmi.
Comunque vada, Gemini Mestre ha già vinto tutto. Ma proprio tutto.
Ha riportato Mestre nel tempio del basket che un tempo fu costruito per i suoi predecessori. Ma soprattutto, ha riportato il basket nel cuore dei mestrini.
A parte gli irriducibili della curva – immensi – nella “nave” di via Porto di Cavergnago, in questo venerdì di giugno 2023, giorno di festa, praticamente estate, con quasi tutti al mare, c’era la bolgia delle grandi occasioni.
E se te l’aspettavi per la prima partita con Livorno – Mestre che torna al Taliercio 34 anni dopo – non era così scontato il prosieguo.
Si parlava di 1300/1500 spettatori. Erano più o meno 2000, ma sembravano 5000.
Anche i più tiepidi, quelli che devono comunque conservare l’aplomb, a un certo punto hanno ceduto. Il bambino davanti a noi ha cominciato piano, applaudiva timido.
Poi, a vedere gli adulti in piena trance emotiva, si è letteralmente sciolto.
Questa è l’impresa nell’impresa della Gemini Mestre, una squadra che, sotto di 11, ha tirato fuori tutto quello che aveva e anche di più, fino a portarsi a casa il supplementare.
Contro ogni pronostico, contro una squadra – Orzinuovi – fisicamente e caratterialmente difficile: grandi, grossi, polemici. E qui mi fermo.
I nostri sembravano ragazzini. Ma il talento non è per forza “cosa da giganti”. Il talento è nella tenuta dei nervi, nel perdere palla (troppe) ma mai mollare, è cercare con gli occhi il compagno e capirsi al volo anche se sbagli una rimessa o tiri che manco Nembo Kid. Anche se sbagli cose facilissime, perdi palla e non sai nemmeno tu come ma poi tiri fuori dal cilindro azioni da (quasi) Nba.
Il talento è non mollare mai, trascinati da un pubblico che ti ama alla follia. Ma il 90 per cento di quel pubblico, a Trivignano, i ragazzi di Ciocca l’hanno sognato per tutta la stagione regolare.
A fine partita ho fatto quello che avrebbero voluto fare tutti: uno a uno, al “5” ho aggiunto un “grazie”.
Grazie Alberto, Matias, Tommaso, Fabio, Emanuele, Pietro, Elia, Manuel, Niccolò, Andrea, Edoardo. Grazie Cesare e grazie a tutto il team.
Domenica al Taliercio sarà difficile ma non impossibile. Marco Calvani aggiusterà il tiro e le proverà tutte per chiudere a Mestre.
Noi saremo lì. Tutta Mestre dovrebbe essere lì. L’amministrazione comunale dovrebbe essere lì. Perché una città è anche e soprattutto la sua storia, la sua tradizione, i suoi valori.
Perché Mestre non è solo una città difficile.
È anche e soprattutto un posto dove le persone vogliono stare bene, stare assieme, diventando protagonisti del bello che c’è. Perché c’è.
Questo è il miracolo della Gemini.
Se volete sapere com’è andata la partita: https://www.basketmestre.it/gemini-da-capogiro-si-va-a-gara4/