Basta il nome i Righeira, Johnson e Michael per la precisione, il celeberrimo duo che avrebbe fatto la storia di un certo tipo di musica italiana, dalle parti dell’italo disco, un genere che riuscì a imporsi anche oltrecortina.
Che nella primavera del 1983, un decennio quello degli anni ’80 poliedrico e creativo per la musica, pubblicano per l’etichetta CGD “Vamos a la playa” che arrivò in vetta alla hit parade italiana e ci rimase per 7 settimane per poi vendere 3 milioni di dischi in Europa.
Tormentone ante litteram, gioia e semplicità, fu la colonna sonora di quell’estate, non c’era luogo ove non si sentisse e divenne un vero fenomeno di culto.
In autunno uscì “No tengo dinero”, che confermò i Righeira come cantanti da hit.
Nel 1985 altra virata di genio, vincono il Festivalbar con “L’estate sta finendo”, brano che consacrò definitivamente la coppia, destinata però a non ripetersi.
Proprio questo disco è diventato un coro da stadio non riuscendo a suggellare però fama e popolarità in quanto, come ha affermato Johnson in una recente intervista, molti ignorano che l’abbia scritta lui, generando una sorta di sindrome del milite ignoto, anche se grazie ai tifosi del Liverpool è finito sul New York Times.
Cosa ci resta allora di questa splendida coppia che ha saputo declinare allo stato puro l’estate e la musica, la melodia e la popolarità?
Forse l’immediata empatia che arrivava docile ma immediata e ci accompagnava per mesi dolcemente perché “una fotografia è tutto quel che ho, ma stammi pur vicina io non ti scorderò” .
Mauro Lama