Avete mai sentito parlare di anima antica? Un’anima antica si distingue per diverse caratteristiche, tra cui la sensibilità, l’empatia e la saggezza.
Ieri, per me, sul palco di Sanremo 2023 ha vinto un’anima antica. Che si commuove ma mantiene un riserbo sulla sua vita privata che è solo da ammirare: in una società dove tutto è social, protegge i suoi affetti e parla solo della sua arte. Vincendo comunque a mani basse ovunque.
Due Vite è la sua miglior canzone? Ne possiamo discutere. Vero è che ha vinto Marco Mengoni l’artista: come dimenticare la performance con lo stratosferico Kingdom Choir? Per intendersi, il coro gospel che ha cantato al matrimonio di Harry e Megan.
Ma torniamo a ieri sera. Le prime parole che il vincitore di Sanremo 2023 ha pronunciato, subito dopo il verdetto, sono state verso le colleghe “artiste meravigliose”, escluse dalla cinquina dei finalisti.
Senza nulla togliere a Lazza arrivato secondo e, a seguire, Mr Rain, Ultimo e Tananai, il sesto posto di Giorgia – al netto di una canzone che può piacere o meno – il settimo di Madame e il nono di Elodie hanno suscitato il dissenso del pubblico.
E un po’ anche il mio, che non seguivo Sanremo da tempo inenarrabile. Quest’anno, complice una figlia che ha chiesto “lo guardiamo insieme?”, cosa che per una mamma è pura poesia, alla fine mi sono anche divertita.
La musica è vita. Sempre.
Sappiamo che è un’operazione meramente commerciale, ma d’altronde un cantante vive delle sue canzoni, e va sul palco per promuoverle e di conseguenza vendere dischi. Tant’è. Mettiamoci l’animo in pace.
Però ho un’età in cui di Canzonissime e Sanremi ne ho visti passare parecchi e alla fine non ne potevo più.
Amadeus ha riportato “in bolla” una kermesse un tantino stantia, ha dato spazio ai giovani e a proposte difficili, comunque specchio del nostro tempo. Chapeau.
Un po’ spintaneamente, ha portato la tragedia delle Foibe all’attenzione del pubblico nel Giorno del Ricordo. Grazie per aver cambiato in corsa e aver dato voce a chi, per tanto tempo, ne ha avuta davvero poca.
Mai sopra le righe, resta umile e la sua anima da DJ anni 80 esce in tutta la sua magnificenza ogni volta che parla di musica. “Figlio” della generazione di Claudio Cecchetto, è direttore artistico del Festival dal 2020 e sappiate che ci sarà anche nel 2024.
Gianni Morandi, eterno Peter Pan, inno alla vita, 78 anni e non sentirli, l’uomo dei meme che imbraccia la scopa per pulire anche i cordiandoli della finale. Ma sapete qual è il momento in cui l’ho davvero adorato? Quando, alla proclamazione del vincitore, ha rincorso Lazza che stava lasciando il palco. Sensibilità a mille, è l’unico a essersi reso conto di come l’Ariston abbia celebrato più il terzo, quarto e quinto classificato e non abbia proprio considerato di striscio il secondo (mica noccioline), travolto dal mare di coriandoli.
Torniamo alla musica, la vera protagonista, ogni tanto sopraffatta da un ambaradan di effetti collaterali che, a mio modesto avviso, si sarebbe anche potuto evitare.
Mi piace il rap? Sono rimasta a Eminem. Ho un profondo senso di fastidio per l’auto-tune, che distorce le voci e fa sembrare tutti nipoti di C-3PO di Star Wars. Però, prima di partire lancia in resta, facciamo un piccolo ripasso: nel mondo del pop, la prima grande canzone a usare questo effetto in maniera invasiva è stata Believe di Cher del 1998. Dopo di lei Janet Jackson, Kanye West, Chris Brown, Britney Spears, Rihanna, Katy Perry e l’elenco sarebbe ancora lungo.
Per scrivere degli ospiti “monumenti” musicali visti in questi quattro giorni ci vorrebbero tre articoli e forse non basterebbero. Non avrebbe nemmeno senso. Ma un sassolino nella scarpa me lo voglio togliere.
In tutto questo amarcord, momenti di riflessione, omaggi ad artisti di ieri e di oggi “Ama” si è dimenticato un grande protagonista della musica italiana, mancato il 24 luglio di quest’anno.
Quindi permettetemi un personale omaggio a Vittorio De Scalzi dei New Trolls – band che nel 1967 apre i concerti della tournée italiana dei The Rolling Stones e suona in jam session con musicisti come Stevie Wonder – capace di regalare al mondo la delicatissima melodia di Quella carezza della sera, che conoscono anche le nuove generazioni, perché pura poesia in musica.