C’è un immagine su tutte che forse penetra nei nostri cuori e ci lascia in un primo momento attoniti, poi profondamente angosciati.
È quella della lunga colonna di auto in fuga da Kiev dopo i missili e l’inizio dell’offensiva targata Putin.Ma,questa volta il traffico non c’entra e nemmeno l’esodo di ferragosto quando si brontola per la coda che ci porterà al mare.
Una fuga forzata nata repentinamente, sotto sotto a Kiev non ci credevano o quantomeno non ad un’ escalation immediata, precipitata dall’ora del famoso discorso di Putin, tanto che mercoledì scorso il campionato di calcio si è svolto placidamemte. Ma forse era un “tentativo mentale” di vivere una realtà sfuggita alla pace.
Sirene e boati che preludono all’assedio e la vita che cambia, si tramuta in orrore.Il piccolo negozio devastato, la palazzina a fuoco e le case che si svuotano. Di famiglie ma anche di storie, di baruffe e momenti più eclatanti, di compleanni, di nascite e di tavole imbandite.
“E arrivato zio Vladi”, si sente udire e la vita non sarà più la stessa l’emergenza del conflitto in generale è un qualcosa che rende tutto più vacuo e indecifrabile, si è parlato anche di guerra lampo ma questa ha tutte le stimmate per essere altra cosa.
Ora impazzano i discorsi dei grandi della terra e le riunioni, i summit fioccano sotto la dicitura “urgente” ma c’è anche un altro termine che ogni minuto appare e riappare: “sanzioni” di buona norma unilaterali, in capo a qualcuno. Questa volta chi ne sa però ci avrebbe spiegato che colpiranno tutti. Strano ma vero.
La politica internazionale mostra i muscoli ma è davvero difficile comprendere la piega di tutto.
E per il momento la colonna delle auto va. Con il suo carico di storie e dolore.
Instacult di Mauro Lama