La cronaca di una dipartita annunciata, evocata, benvoluta e desiderata da molti, si materializza con il divorzio dopo ben 40 anni di Rai, che non è propriamente uno stage.
Fabio Agostino Francesco Fazio lascia la Rai per passare a Discovery, non senza qualche strascico polemico ma era ampiamente previsto anche questo: “Continuerò il mio lavoro altrove e come ogni inizio sarà un’opportunità per inventare cose nuove e nel tempo tentare nuove strade. Come si sa è cambiata la narrazione. Ma la narrazione un professionista se la scrive da solo, col proprio lavoro e con il proprio curriculum. Non si può far parte di una narrazione altrui, tanto più se per altrui si intende la politica di chi ha vinto in quel momento“ .
Queste considerazioni fatte da Fazio, tra molte altre, divampano contro la politica. La rivendicazione porta in dote moltissima lucidità e “nessun vittimismo e nessun martirologio: detesto entrambe le forme di autocommiserazione“, come si è affrettato a puntualizzare.
Pettegolezzi e cachet troppo ampi, rimproverati da taluni, hanno in contrapposizione share altissimi e un programma di vero culto che costava eccome ma era ampiamente ripagato dalla pubblicità e da ospiti di infinito spessore.
E mentre si apre la caccia al successore, ecco che si profilano i primi nomi, da Giletti a Bonolis ma è solo la prima ridda di ipotesi, un impeto che la Rai ora dovrà gestire e non sarà facile.
“Che tempo che fa” sembra francamente irripetibile e toccherà ai vertici di Viale Mazzini misurarsi su un cambio in corsa forse già in agenda ma sicuramente ricco di insidie.
Instacult di Mauro Lama
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