Ar-Men, un faro leggendario, il faro delle Anime perse, un fantasma di luce sull’Oceano. In un labirinto infernale, c’era una volta il guardiano che governava il suo fuoco, frammenti di luce salvifica per i naviganti attraverso il caos roccioso della Chaussée de Sein.
Ar-Men, un nome che, ancora oggi, evoca timore, stupore, solitudine e un’ambigua relazione d’amore.
Alla luce della lanterna, il guardiano osservava la piccola fonte luminosa diffondersi sopra il regno delle acque; anche se il vento scardinava i vetri, la lanterna continuava a irradiare di luce, ma… cosa accadeva nella mente di un uomo immerso nel ruggito dell’Oceano, rinchiuso in una torre mentre la tempesta bussava con veemenza alla porta?
Si racconta di guardiani resi pazzi dalla paura o divisi da odi incurabili, prima di sprofondare nell’ubriachezza. E ancora, voci che provenivano dai meandri del faro, gli Spiriti dei Morti che lì trovavano la porta per l’aldilà. In Bretagna li chiamano gli Anaon, i Trapassati senza pace e sepoltura: gli Spiriti della lanterna.
Oggi, nell’occhio del ciclone c’è una lampadina, ma un tempo era un’evolversi d’incandescenza, energia inimmaginabile dalla quale il guardiano si lasciava sedurre e soccombere, un fantastico gioco di luce, e prismi capaci di moltiplicarla.
Storie, leggende, superstizioni: perché i guardiani impazzivano? Forse semplicemente per i vapori di mercurio o per lo smarrimento davanti alla vastità del mare.
Un alone di mistero ha sempre circondato i fari. Ancora oggi, amiamo immaginare ciò che è stato, e se si ascolta con l’immaginazione, dalla torre di Ar-Men si possono percepire ancora le baruffe dei guardiani, perché dentro ogni faro si cela un po’ di eternità.
