Mostafa Abdelaziz Mostafa Abouelela, 19 anni egiziano si era separato da casa alla fine del 2018. Un lavoro in Francia per alcuni mesi e poi l’Italia per raggranellare futuro e dignità e forse raggiungere uno zio ad Innsbruck.
Da 48 ore in Italia appunto si ritrova infatti a Bolzano nella notte tra l’8 e il 9 dicembre con il termometro che segna meno nove e la gente che se dimentica a casa i guanti ritorna di corsa a riprenderli, tanto per comprendere il clima.
In stazione la prima dritta, andare alla Caritas e lì con il suo amico Shabaan il primo pasto caldo e una coperta, simbolica e rassicurante. Ma la gelida frase “i letti sono esauriti“ suona fredda e sinistra, sembrerebbe che 170 persone attendano un posto letto ancora invano prima di loro. E allora i due ragazzi colpevoli solamente di chiedere un posto caldo dove dormire decidono di camminare fino a tarda ora, cercando di riscaldarsi abbarbicandosi ai vapori delle cucine che vendono würstel e vin brûlé, con la forza dei 19 anni e l’incredulità nella propria anima gentile e desiderosa solo di amore e protezione.
Fino a notte inoltrata quando esausti e gelati scelgono un addiaccio accanto ai binari del treno confidando nella coperta a cui Mostafa si aggrappa come un neonato ad una mamma, avvolgendosi e tremando, incredulo.
Lamentandosi dal freddo e forse pensando che non è possibile avere un capolinea cosi, ingiusto e gelido con 20 anni da compiere tra pochi mesi, ma riuscendo a trovare il sonno. Il suo ultimo sonno.
Al mattino Shabaan provando a svegliarlo lo scuote piangendo senza trovare cenno o risposta, subito dopo l’ambulanza, il medico di turno e la polizia, Mostafa aveva lasciato un mondo incapace di proteggere, indifferente e crudele, sconfitto.
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Zero Biscuit di Mauro Lama