Croazia, Argentina, Marocco, Francia, con quel rigoroso ordine di approdo nelle semifinali dove cambia tutto, ti senti ad un passo dal paradiso e guai a non agguantarlo costi quel che costi, con l’autostima innalzata a ritmi vertiginosi, come quelli di un ormone di un diciottenne in vacanza al mare. E gli avversari che finalmente ti temono perché hai credibilità.
Le prime quattro al mondo, in un torneo spiccio e polemico, fuori stagione e a tratti episodico, ma che rigore dopo rigore sta incollando tutto e tutti alle poltrone e ai sofà.
Quattro squadre diverse tra loro eppure simili nel sacrificio e nell’attitudine alla vittoria, mai dome.
La Croaziadi Modric partita come sempre a fari spenti e con la critica tiepida pur essendo vice campione del mondo è presente con una compagine che, pur mancando di un vero fromboliere capace di ficcarla dentro, sospinge dopo le prime schermaglie il Brasile ai rigori per poi confezionare un piccolo capolavoro.
L’Argentina Messi dipendente offre un calcio “sporco” ma efficace, duro e teatrale nei suoi talenti puri, la Pulce anzitutto e conquista il proscenio con una sequela di penalty chiusa da Lautaro, che gioca con il contagocce ma c’è ad innalzare l’Albiceleste di Lionel Scaloni
Il Marocco che, alzi la mano chi l’aveva previsto, forte sfrontato e compatto, con quell’aria di chi non avendo nulla da perdere smazza e corre, presidia le zone e mette in vetrina gioielli ai più sconosciuti colpevolmente. Su di tutti l’estremo difensore Bounou e il tecnico Walid Regragrui forse l’unico che porta nel rettangolo di gioco idee nuove unite al sacrificio perenne e imperituro dei suoi calciatori in missione per conto dell’Africa.
La Francia che con la grandeur che gli appartiene vola subito mettendo in vetrina i suoi gioielli, Mbappé scala anche la vette del titolo di capocannoniere, poi con i leoni d’Inghilterra ha un sussulto e deve arrangiarsi con il rigore dell’inglese Kane lanciato in curva, all’ippodromo fosse stato a San Siro.
Pronostici? Impresa ardua come calciare un rigore di questi tempi, dove vedi il portiere enorme e la porta piccola, piccola, piccola.
Argentina e Francia hanno la storia il blasone e il prestigio in tasca ,la Croazia sogna un’altra finale e anche qualcosa d’altro con un trainer in panchina di nome Dalic e di fatto autentico motivatore. E il Marocco che accarezza la leggenda ora si gode la storia con la giusta irriverenza di chi non si preclude nulla a questo punto.
Con il Qatar che attende la regina di cuori ma prima l’ennesima girandola di emozioni per raggiungere il tetto del mondo.
Di partite ne mancano due.
Instacult di Mauro Lama