Il paragone come piega assertiva è sempre piaciuto nello sport come nella vita e noi ci proviamo consapevoli e liberi nell’interpretazione.
Siamo nel 1970 in Messico e Italia e Germania si giocano l’accesso in finale con una sfida che entrerà negli almanacchi e nei risguardi emotivi come la partita delle partite, con reti, pareggi e recuperi in extremis, fino ai supplementari dove l’Italia vincerà con gambe, testa e cuore in una sfida epica, per poi andare incontro ad un Brasile di un altro pianeta, che in campo faceva circumnavigare gente del calbro di Rivelino, Clodoaldo e Pelè, per citarne taluni.
Il Mondiale delle prime televisioni a colori e del primo pallone a scacchi bianco e nero in una dicotomia curiosa e amabile.
Fino a ieri sera mai nessuno aveva osato mettere in discussione il primato di partita delle partite a questa semifinale.
Oggi dopo aver assaporato le 3 ore della finale del campionato mondiale 2022 Argentina Francia ci piace accomunare le due sfide, ovviamente dal minuto 79 in poi, quando Mbappé scuote i transalpini che fino ad allora sembravano rimasti in hotel, apatici,abulici e fiacchi. Uno straccio di èquipe che Didier Deschamps aveva provato a prendere a ceffoni catapultando sotto la doccia prima della fine del primo tempo gente che di nome fa Giroud e altri.
Nel frattempo anche Scaloni tecnico dell’Argentina che nel 1978 quando Kempes metteva a gambe all’aria l’Olanda conquistando il primo mondiale nasceva ci aveva messo del suo “cavando““dal campo Di Maria, fino ad allora illuminato dal genio, come la pulce Messi.
Poi di sobbalzo arrivano i 2 minuti della grandeur con Mbappé tarantolato che dapprima scaraventa in rete un rigore di giustezza e subito dopo si inventa un tiro al volo che ogni ragazzino che si avvicina al football dovrebbe rivedere ogni giorno, dentro c’è di tutto, precisione, forza e aerobica, un amplesso.
Si riprende come se niente fosse fino ai supplementari dove può vincere chiunque ma con l’Albiceleste che ci crede di più intorno alla Pulce e a El pibe de oro che sembra incombere con il suo sinistro.
Infatti trova il goal che sembra essere mondiale se non fosse per il rigore, giusto, arrivato alla Francia che riporta tutto in parità.
120 minuti possono bastare, l’arbitraggio polacco perfetto spedisce senza pec tutti ai rigori con uno psicodramma che si consuma veloce in cinque minuti di gloria e delusione.
Il resto sarà storia
Photo by Sky Sport
Instacult di Mauro Lama