Nato a Torino il 17 maggio 1938, inizia la carriera a Tuttosport, quotidiano di cui sarà anche direttore per due anni dal 1996 al 1998. Ma la sua è stata una vita sulla notizia vera, oltre il giornalismo di maniera, con la penna sempre attenta e veloce nel carpire l’essenza del fatto, del personaggio.
Reportage, documentari, trasmissioni televisive come Dribbling, Odeon, Blitz, roba originale mai scontata, oggi si direbbe format e sopra ogni cosa le interviste, suo autentico marchio di fabbrica. Che Guevara, Muhammad Ali, Fidel Castro, Maradona, Fellini, Jane Fonda, Enzo Ferrari, Massimo Troisi, Pino Daniele. Con quelle due lambite con grande rammarico, Mastroianni e Nelson Mandela.
Il volto sornione con il suo immancabile baffo che caratterizzava un viso che comunicava ancor prima della domanda, la sua passione per Cuba, per l’America Latina per il pugilato e una grande attenzione ai diritti dei più deboli.
Otto Mondiali e sette Olimpiadi, oltre a decine di campionati di pugilato dove il suo piglio interpretativo coglieva la purezza della notizia, avulsa dalla cronaca posticcia per regalare spicchi di storia.
Come quell’intervista di sedici ore con Fidel Castro, il Presidente cubano, per poter trarre un documentario da cui venne alla luce un libro dal titolo “Fidel racconta il Che“.
Gianni Minà, attento alle piccole e grandi rivoluzioni.
Credit Photo – La gazzetta dello sport
Instacult di Mauro Lama