15 gennaio 2018. La notizia Ansa inizia a rimbalzare su tutti i Social. Dolores O’Riordan, voce inconfondibile dei The Cranberries, è morta a soli 46 anni. È più di un fulmine a ciel sereno. È un lampo che squarcia i cuori di generazioni di amanti della musica. Perché c’è un prima e dopo Dolores.
Siamo a inizio anni ’90, post gruppi New Wave della decade precedente, con ancora le voci femminili delle Bananarama, The Bangles e i Pretenders nelle orecchie. Senza contare Eurythmics e Roxette. E ancora le cantanti soliste come Madonna, Cindy Lauper, Sade e tutta quell’onda di voci uniche, melodiche e graffianti allo stesso tempo che hanno contraddistinto la scena musicale di quegli anni.
Poi, nel 1993, arrivano i Cranberries. Dreams e Linger iniziano a risuonare ovunque. Una voce celestiale, seguita da pochi semplici accordi, arpeggi e una batteria che scandisce quasi il battito del cuore nel momento in cui sente la melodia. Degna colonna sonora nel ’98 del film “C’è posta per te“:
“Accendo il mio computer, aspetto con impazienza che si colleghi, vado online e trattengo il respiro finché non sento quelle paroline magiche, “C’è posta per te”. Non sento niente, non un suono per le strade di New York, tranne il battito del mio cuore, ho posta da te.“
Solo l’anno dopo nasceranno le Spice Girls e il loro mantra del Girl Power. Ma intanto iniziamo a conoscere la voce di Dolores. Non solo dolcezza, ma anche rabbia e grinta nella bellissima How, presente anche nella colonna sonora del film del 1995 Empire Records con delle giovanissime Liv Tyler e Renée Zellweger.
L’anno successivo, il 1994, arriva il successo. Con una canzone che ha cambiato il concetto di videoclip, parte integrante dei teenager di quegli anni, tanto da vincere il premio agli Mtv Awards come canzone dell’anno. Quella voce angelica, celestiale e quasi ancestrale si è trasformata in un urlo di protesta. Quei gorgheggi non sono più inneggianti all’amore, ma alla protesta per il terrorismo in Irlanda, sua terra natale. Il video è qualcosa di mai visto. Indimenticabile. Quattro semplici accordi, suonati con rabbia sempre più forte e incalzante, 14 note di intro. E poi lei: completamente dorata di fronte ad una croce, che urla con tutto il suo cuore quello che prova tutto un popolo di fronte alle morti dovute agli attentati. Sono immagini e note che non servono di una traduzione: vanno dritte al cuore.
“In your head, in your head Zombie“.
Un’immagine quasi ripresa poi nel video del 1999 di Animal Instinct, solo che questa volta, nonostante anche qui si mostri la sofferenza delle madri, sembra quasi più una sorta di Madre natura che prega.
Almeno due generazioni di donne hanno iniziato a suonare la chitarra suonando le sue canzoni (io in primis), provando a cantare come lei, a metterci almeno un decimo della sua anima, della sua forza, della sua rabbia ma anche del suo amore in canzoni indimenticabili come Ode to my family o Just my Immagination.
Assistere a un suo concerto era pazzesco. Venivi risucchiato da una forza, una potenza, un messaggio senza uguali. Perché lei non cantava soltanto. Ballava, incitava il pubblico, suonava. Era il classico animale da palcoscenico, ma con un messaggio molto più forte, che andava oltre alla differenza di età, anche negli ultimi concerti. Lei ti entrava dentro, andando a toccare note interiori sconosciute e ancestrali.
E sì. Ci manchi Dolores. E confesso, faccio molta fatica ancora ad ascoltarti, è una ferita ancora aperta. Nonostante siano passati già 5 anni.