Oggi si festeggia il Nowruz, letteramente “nuovo giorno”, ovvero il capodanno persiano, probabilmente la festività più antica al mondo. La ricorrenza coincide esattamente con l’equinozio di primavera e dal febbraio 2010 l’Unesco ha riconosciuto questa giornata come “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.
Il termine Nowruz deriva dall’unione di due parole persiane antiche: nava (nuovo) e rəzaŋh (giorno). Significa quindi “nuovo giorno”. Anche nella lingua moderna ha mantenuto lo stesso significato, in quanto no vuol dire “nuovo” e rouz “giorno”.
La ricorrenza coincide esattamente con l’evento fisico dell’equinozio di primavera ed è una festa profondamente radicata nel mondo persiano, tanto che, secondo la tradizione mitologica iraniana, il Nowruz viene fatto risalire addirittura a circa 15.000 anni fa, all’epoca del leggendario re persiano Yima, primo sacerdote dello Zoroastrismo.
Il capodanno persiano si festeggia in Iran (dove è nata) e in tutti quei territori facenti parte dell’ex impero persiano come ad esempio Afghanistan, India e Pakistan, ma anche in Macedonia, Albania e Turchia; nelle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale come il Kazakistan, e soprattutto nel Kurdistan iracheno dove è festa nazionale.
Con certezza se ne hanno tracce storiche già nel 487 A.C. con l’Imperatore Dario, e da lì ha sempre simboleggiato la rinascita e la guarigione tipiche della primavera contro il temuto inverno.
Il periodo di preparazione alla festa inizia già nel mese di Esfand, l’ultimo dell’anno del calendario persiano. I festeggiamenti prevedono varie tradizioni e rituali, tra cui i più importanti sono: l’Khane Tekani (pulizia della casa), il Chaharshanbe Suri (la festa del fuoco) e soprattutto la preparazione dell’Haft Sîn.
I festeggiamenti
Secondo la tradizione i festeggiamenti del Nowrūz iniziano con Khane Tekani , ovvero la completa pulizia e messa a nuovo della propria casa, un po’ come le nostre pulizie di primavera. Si acquistano poi vestiti nuovi e si decorano le case con giacinti e tulipani. Questo rituale inizia usualmente 12 giorni prima della festa vera e propria e raggiungono l’apice il 21 marzo, quando le persone si riuniscono per il pranzo tradizionale, l’Haft Sîn, e si scambiano doni.
Il momento più iconico del Nowruz avviene il mercoledì precedente alla festività, chiamato Chaharshanbe Suri cioè il “Mercoledì scarlatto”. La sera vengono accesi dei piccoli falò e le persone vi si radunano attorno tenendosi per mano e poi superano le fiamme con un salto recitando come rituale: “dammi il colore rosso e prenditi il giallo del mio pallore”. Con questa invocazione si cede la propria debolezza per ottenere in cambio salute e forza per l’anno nuovo.
L’Haft Sîn porta agli abitanti della casa fortuna, salute, prosperità, purezza spirituale e lunga vita, ed è costituito anche dal particolare modo di disporre ed imbandire la tavola. È una collezione di oggetti che simboleggiano una speranza diversa per il nuovo anno. Sono i sette i cibi simbolici tradizionalmente esposti per celebrare il nuovo anno e il primo giorno di primavera ed iniziano tutti con la lettera “S” (Nella lingua farsi, “sîn” indica la lettera “s” e “haft” significa “sette”):
Sabzeh, semi germogliati simbolo di rinascita;
Senjed, olive selvatiche come augurio di amore;
Sir, l’aglio, per la salute e la protezione;
Sib, una mela, per bellezza e fertilità;
Sumac, una spezia rossa iraniana, simbolo di amore e compassione;
Serkeh, l’aceto, per la pazienza;
Samanu, un pasticcio di grano, simbolo di prosperità e abbondanza.
Oltre a queste pietanze, sulla tovaglia si dispongono anche altri elementi con un significato: un cesto che contiene delle uova dipinte per la fertilità; una candela che simboleggia la famiglia e il bene; un’ampolla con un pesce rosso che simboleggia la vita; monete (Sekkeh) simbolo di prosperità e ricchezza.
Il sette è un numero sacro e simboleggia i sette arcangeli con l’aiuto dei quali, quasi tremila anni fa, Zarathustra ha fondato la sua religione.
Il Nowruz ha rischiato di essere cancellato nel 1979 a seguito della Rivoluzione Islamica in Iran, perché visto come ostile alla religione ufficiale dello Stato essendo questa una festa con radici pre islamiche. Questi tentativi sono comunque falliti essendo una tradizione troppo radicata nella cultura locale.