Il Presidente del Veneto Luca Zaia è apparso oggi in conferenza stampa molto critico nei confronti del Governo e dell’ultimo DPCM emanato da Conte, stanco delle lunghissime ore trascorse in conferenze che non hanno portato nessun risultato.
“Mi auguro che vengano fatti dei correttivi”, ha detto riferendosi anche alla chiusura alle 18 di bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie: “In effetti il problema è chi si mangia un cono dopo le 18…”.
“Inutile che vi dica la mia posizione e quella delle Regioni – ha esordito. – Abbiamo discusso per 4-5 ore in videoconferenza. Io ho portato subito le ragioni di una comunità che sta cercando di gestire al meglio la pandemia da Covid, ho posto la questione che avevamo preparato: insistere di più sul contrasto agli assembramenti nelle aree pubbliche, piazze e zone di passeggio, e poi insistere ancora sull’obbligo di mascherine e dispositivi di protezione. Per le scuole avevo proposto 50% a scuola e 50% a casa. Avevo posto la questione dei tamponi dai medici di base, e quest’ultima, almeno, è andata avanti”. A quanto pare la proposta di far fare i tamponi direttamente ai medici di base per non intasare gli ospedali, è andata a buon fine.
L’avvocato Franco Botteon ha inoltre spiegato che alle regioni è stata tolta la possibilità di fare ordinanze ampliative, ma solamente restrittive.
“Ho firmato l’ordinanza per la chiusura delle scuole al 75%, un atto dovuto e già scritto – ha fatto capire il presidente Luca Zaia di non aver avuto altra scelta. – Dal 28 ottobre, un giorno in più per dare il tempo ai dirigenti scolastici di organizzarsi, fino al 24 novembre le scuole superiori statali e paritarie dovranno adottare la didattica a distanza con criteri di rotazione fra le classi. La Dad deve essere utilizzata per non meno del 75%. Vale questa norma per circa 200mila ragazzi veneti. Le matricole, quelli dei primi anni delle superiori, potrebbero essere tenuti a scuola ma saranno i dirigenti scolastici a decidere; ho fiducia in loro. Sarà sempre garantita la didattica in presenza agli alunni con disabilità certificata.”
Posti alternati anche per i giornalisti, sempre con la mascherina ben indossata anche quando pongono le domande e naturalmente si entra, come sempre, solo dopo esser passati davanti il termoscanner.