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“Wallflower”. L’artista americana Stacy Gibboni riporta la sua arte a Venezia

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VENEZIA – Dopo quasi due anni, Stacy Gibboni torna in mostra a Venezia. Dopo aver esposto a Londra, Pechino, Berlino, in diverse città degli Stati Uniti, del Canada e del Guatemala, l’artista americana dichiara nuovamente il suo amore alla città lagunare e lo fa portando in mostra le sue opere alla galleria DeMarco Arte a Venezia, a pochi passi dall’Accademia, per tutto il mese di febbraio. Cinque tele dalle grandi campiture per raccontare la cifra femminile dell’essere artista. 

Questa volta, svelandosi prima come donna e poi come l’artista, quella dall’ampia gestualità per cui è conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo. E lo fa in modo sussurrato, in piena dicotomia con il suo linguaggio espressivo, dalle cromie accese e dalle pennellate ampie, profonde, materiche.


“Wallflower”. Quando una donna torna al centro del mondo

È questo il titolo della mostra scelto dall’artista. Si tratta di un termine dalla doppia valenza: indica un piccolo fiore – soggetto caro e ricorrente nella poetica di Gibboni – , utilizzato anche nello slang per indicare “una persona che non ha nessuno con cui ballare o che si sente timida, impacciata o esclusa a una festa”, ed è a questa sensazione a cui si riferisce la pittrice.

«Come innumerevoli artisti prima di me, scelgo di creare nella danzante luce veneziana cavalcando il ritmo delle maree dell’isola, con gratitudine per ogni nuovo giorno in questo luogo unico» afferma l’artista «questa esposizione è il simbolo di una rinascita tutta femminile, forte e delicata al momento stesso».

I dipinti presentati alla De Marco Arte sono parte di un corpus di opere create come il risultato della sopravvivenza ad un periodo oscuro della sua vita. Resuscitata, dopo essersi sentita una tappezzeria, indietreggiando, prendendosi il tempi di riflettere sulle meraviglie della femminilità e sul potere di una nuova fioritura.

Ispirata dalla pregnanza di quello specifico momento in cui un singolo bocciolo rosa si è fatto strada con determinazione attraverso la terra dormiente, l’artista ha ritrovato in questo atto una metafora per se stessa. E la sua stessa forza.

Simile a un alchimista, Gibboni possiede la capacità di trasformare la brutalità in beatitudine. Il tratto di una tonalità vibrante tiene a bada il buio. Un’espressione di gioia che trova ragione d’essere attraverso la pittura fino a lenire un’anima segnata.

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