L’identità di genere? In questa brillantissima commedia, ironica e leggera come taluni film francesi sanno fare, arriva a galla e incornicia la pellicola piacevolmente, senza urli e lazzi.
Un sindaco conservatore della Bretagna (Fabrice Luchini) sta per ripresentarsi alla prossima campagna elettorale, ma il primissimo colpo di scena che poi caratterizzerà tutta la pellicola è lì, dietro l’angolo.
E arriva di botto quando la moglie Edith (Catherine Frot ) rivela di non sentirsi più donna dopo quarant’anni di matrimonio e ben tre figli.
Non solo, dice di essersi sempre sentita in fondo quella che non è mai stata ed ora è arrivato il momento di cambiare
.
Pregiudizi e identità che fanno da sfondo all’intelligenza della commedia di Tristan Séguéla, contrappunti delicati che si sovrappongono alla stretta “attualità di genere“, una trama che surfa senza essere spocchiosa nell’oceano delle certezze che un giorno potrebbero anche sgretolare.
Governare e gestire i cambiamenti sul filo degli equivoci è forse la missione narrativa della storia che diverte facendo pensare, mai arrendevole e sempre con quel desiderio un pò cosí di provocare nello spettatore quel gentile stupore sincero. Mai domo.
Un uomo felice – Regia di Tristan Séguéla, con Fabrice Luchini, Catherine Frot
Film commedia anno 2023
Intravisti per voi di Mauro Lama