La notizia ha quasi del grottesco e dimostra quanto gli algoritmi di Facebook siano ben lontani dallo sviluppare un fine senso per l’arte.
Nei giorni scorsi era circolata la curiosa notizia di uno strano meccanismo bacchettone, che aveva proibito al curatore Marco Goldin di promuovere su Facebook la mostra sul celebre scultore francese Rodin in programma al museo civico di Santa Caterina a Treviso. Il motivo? L’immagine del Bacio di Rodin è stata giudicata inopportuna perché “mostra eccessivamente il corpo o presenta contenuti allusivi”. Goldin si è mostrato piuttosto dubbioso sui metri di giudizio: “In una Rete invasa da contenuti di orribile pornografia vogliamo davvero equiparare i nudi rinascimentali o in questo caso il Bacio di Rodin, a immagini che invece circolano liberamente?” La domanda è, ovviamente, retorica e rivela tutte le falle di un sistema di valutazione asettico e impersonale.
Il Bacio di Rodin
Specialmente per quanto riguarda la sponsorizzazione pagata dei post sul social, evidentemente è in atto una cyber-censura degna della Rai nei primi anni ’50. O forse, nemmeno i vecchi moralizzatori televisivi raggiungerebbero tali vette di pudicizia.
Il caso di Francesco Li Volsi, titolare di un negozio di antichità in centro a Treviso, non fa che rafforzare quest’idea. Anche lui vittima del moralismo congenito e indiscriminato di Facebook, si è visto togliere la possibilità di mettere in evidenza un piccolo video della vicina Fontana delle Tette, certo meno aulica del Bacio di Rodin, ma pur sempre uno storico simbolo indiscusso della città.
“Ora tutte le immagini che proponiamo ci vengono respinte, perché c’è quella fontana. Goldin è stato bravo, avrà avuto mezzi più potenti dei nostri, perché vedo che poi è riuscito a sbloccare la situazione, a liberare Paolo e Francesca, a piegare Facebook alle ragioni dell’arte. Noi sono mesi che andiamo avanti, e ci siamo pure stancati di battagliare con un “algoritmo” che non risponde, non interloquisce, non ragiona”, spiega Li Volsi alla Tribuna.
L’amarezza nelle parole dell’esercente è palpabile e non può che far riflettere sull’efficacia di un’intelligenza artificiale a cui tutto si delega e con cui è difficile dialogare.