Lo ha annunciato il presidente della regione, Luca Zaia, precisando che la delibera sarà domani martedì 26 settembre all’esame della Commissione ambiente, per poi confluire la settimana dopo nella delibera definitiva.
La Giunta regionale del Veneto ha approvato infatti la delibera che fissa in 90 nanogrammi per litro il limite di pfas contenuti nelle acque potabili e in 300 nanogrammi per litro la presenza di sostanze a catena corta.
Le province più colpite erano: Vicenza, Verona e Padova.
«I limiti che fissiamo – ha sottolineato Zaia – sono i più bassi d’Europa e, nella cosiddetta “zona rossa“, abbassiamo ulteriormente la quota di pfos a 40 nanogrammi, al di sotto del limite mondiale più basso, fissato dal New Jersey. È una risposta che vogliamo dare ai cittadini, visto che, parlando di una cosa serissima, non è il tempo delle polemiche, ma bisogna agire».
Il Veneto si pone dunque come realtà all’avanguardia in Italia e in Europa.
«Ci sono voluti – commenta Zaia – ben quattro mesi per ricevere da Roma una risposta sulla nostra richiesta formale e ci è stato detto, appunto, che solo noi abbiamo questo problema e di attivarci direttamente per fissare i limiti. Stiamo sondando un ambiente nuovo, per cui abbiamo fissato spannograficamente questi limiti. Non ci stiamo a essere trattati come guastafeste, anche se siamo pronti ad un lavoro di squadra con Roma per la fissazione di limiti nazionali. Siamo pronti a correggere il tiro, ma, se questi saranno più alti, in ogni caso, noi rimarremo sulle nostre posizioni, pur sapendo che ci aspetta un dialogo non facile con i consorzi e costi per almeno un milione l’anno nella sola zona rossa, che comunque metteremo in seguito sul conto di chi verrà condannato».
Riccardo Rocchesso