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Sonora bocciatura delle aree di Porto Marghera

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Il Movimento 5 Stelle Venezia commenta la bocciatura di Marghera a ospitare la Divertor Tokamak Test facility, che si propone di imitare la fusione nucleare come nel sole.
 

Stiamo guardando un film già visto, dove la morale ci insegna che i fatti sono un’altra cosa rispetto alle parole e ai lustrini sparsi per propaganda”.

 

Così commenta Sara Visman, capogruppo del M5S, a seguito della valutazione molto negativa e alla conseguente sonora bocciatura della candidatura del Comune di Venezia, in cordata con la Regione Veneto e l’Università di Padova, a ospitare nell’ex area Syndial la Divertor Tokamak Test facility (DTT). Un progetto da 500 milioni di euro, messi a disposizione dall’Unione Europea, che si propone di imitare la fusione nucleare così come avviene nel sole.

 

Venezia si rivela essere un gigante dai piedi d’argilla, una Cinecittà con facciate di prestigio ma poggiate su strutture inconsistenti. Si ‘scopre’ che dell’area presentata non sono state prodotte le certificazioni richieste e che il sito non è ancora nelle disponibilità del Comune. Su questo volevo anche ricordare un’interpellanza del mio collega Davide Scano risalente al 5 aprile 2016, ben due anni fa dove si chiedevano lumi sul ritardo per l’acquisizione dell’area in questione. Come l’amministrazione abbia solo potuto pensare di concorrere contro realtà molto più strutturate ed efficienti è un mistero, di certo riteniamo non basti pubblicizzare il rilancio di Marghera con un faro dal nome altisonante per ottenere credibilità. Siamo sempre più convinti di essere alla presenza di un Sindaco che pretende di governare con effetti speciali senza un lavoro serio fatto a monte. Prova ne è l’atteggiamento dell’assessore all’ambiente che non risponde a domande specifiche sulle aree di Marghera e quando lo fa è sempre in modo vago e poco esaustivo.

 

Tutto questo immobilismo ci sta facendo perdere tempo prezioso, buttando al vento occasioni per una realtà come il Comune di Venezia che, a fronte di una trasformazione veloce, si ritrova senza uno straccio di programmazione per una reale riqualificazione, ma lasciato in balia degli umori del mercato e al fai da te di chicchessia (basta porti “schei”) a discapito del bene comune e della qualità della vita dei sempre meno resilienti residenti”.

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