Esplosione della Silicon Valley Bank: conseguenze della fine dei tassi a zero
La bancarotta della Silicon Valley Bank (Svb) rappresenta un duro colpo per un modello di business obsoleto, basato sui tassi di interesse a zero e l’idea che il settore tecnologico fosse immune alle crisi economiche. Ma l’aumento dei tassi da parte delle banche centrali ha evidenziato la fragilità del sistema, causando la rottura della bolla del tech. Adesso il governo USA si trova ad affrontare gli effetti del contagio.
I problemi di Silicon Valley Bank (Svb)
Silicon Valley Bank (Svb) è una banca californiana fondata nel 1983 che si era specializzata nel fornire servizi finanziari alle aziende tecnologiche e al venture capital americano. Tuttavia, il successo di Svb si basava sull’unico settore geografico e sulle uniche tipologie di clienti che serviva, il che rappresentava una debolezza in quanto la banca era vulnerabile alle fluttuazioni del mercato tecnologico.
Inoltre, poiché il modello di finanziamento delle startup si basa principalmente sul venture capital invece che sui prestiti bancari, Svb aveva difficoltà a impiegare la liquidità raccolta dai suoi correntisti. A causa di ciò, la banca aveva investito la maggior parte dei suoi fondi in titoli di stato, il che aveva funzionato fino a quando la Federal Reserve aveva dato il via ai rialzi dei tassi di interesse. Questo aveva creato ulteriori problemi per la banca, poiché il valore dei suoi investimenti in bond governativi diminuiva al crescere dei tassi di interesse. In sintesi, Svb aveva due debolezze principali: la dipendenza da un singolo settore geografico e di clientela e la difficoltà di impiegare la liquidità raccolta.
La questione dei tassi di interesse
L’ecosistema delle startup prospera in un ambiente di tassi zero. Quando i tassi di interesse sono bassi o nulli, un dollaro oggi vale quanto un dollaro fra vent’anni. Questa prospettiva è ideale per un modello di business che conta sui guadagni futuri, mentre tollera perdite anche ingenti nel presente. Tuttavia, il mondo dei tassi inesistenti non era destinato a durare per sempre. Con l’inizio della stretta monetaria da parte della Fed, le startup hanno subito uno scossone: un dollaro oggi è diventato più allettante di un dollaro tra vent’anni, e gli investimenti di venture capital sono calati drasticamente, così come le valutazioni. Per continuare a crescere, le startup hanno quindi iniziato a bruciare cassa e a ritirare i propri depositi. Silicon Valley Bank, con un parco clienti così specializzato, si è ritrovata a fronteggiare prelievi sempre più frequenti.
A questi deflussi di depositi va aggiunto l’effetto del rialzo dei tassi sull’attivo di Svb. La maggioranza delle banche, quando i tassi salgono, devono corrispondere un interesse sui depositi, ma ottengono anche rendimenti più alti dai prestiti. Silicon Valley Bank, però, aveva in pancia pochi prestiti e molti titoli di stato a lunga scadenza, e il costo di remunerare i depositi era aumentato più del rendimento che poteva ricevere: in sostanza, stava perdendo denaro.
La crisi di liquidità
Nonostante Svb avrebbe potuto attendere la scadenza naturale delle obbligazioni, le startup stavano ritirando i loro depositi e la banca non aveva sufficienti riserve di liquidità. Questa situazione ha portato alla vendita di titoli per 21 miliardi, generando una perdita a causa della diminuzione dei prezzi dei bond quando i tassi di interesse salgono. L’annuncio delle perdite ha causato preoccupazione tra i fondi di venture capital, spingendo le aziende a ritirare i propri soldi. Alla fine della giornata di giovedì 9 marzo, erano stati defluiti 42 miliardi di dollari di depositi, creando una classica corsa agli sportelli. L‘intero ecosistema di business, tipicamente americano, si è così avvitato su se stesso, poiché costruito sulla prospettiva che i tassi sarebbero rimasti a zero.
Intervento di salvataggio
Per evitare un’effetto domino, le autorità federali hanno ideato un piano di salvataggio per i correntisti. Attraverso un fondo interbancario, il Tesoro si è impegnato a garantire l’intero importo dei depositi di Svb e di Signature Bank, un’altra banca chiusa dal governo. Le garanzie vanno oltre i 250.000 dollari coperti dalla legge, poiché la maggior parte dei depositi eccedeva tale soglia e rischiava di evaporare. Gli azionisti, invece, perderanno i loro investimenti. L’agenzia di assicurazione federale sui depositi sta procedendo alla vendita degli asset di Svb.
Per ripristinare la fiducia nel sistema bancario, anche la Federal Reserve ha intrapreso un’azione, mettendo a disposizione 25 miliardi di dollari per un nuovo programma di prestiti riservato alle banche in difficoltà. L’obiettivo è quello di evitare vendite affrettate di titoli, che potrebbero creare vuoti di capitale come nel caso di Svb. Resta da vedere se la banca centrale americana rallenterà anche il ritmo dei rialzi dei tassi, alla luce delle turbolenze dei mercati: la maggioranza degli analisti prevede che, alla prossima riunione, i tassi rimarranno invariati o, al massimo, aumenteranno dello 0,25%, rispetto alla precedente attesa di un aumento del 0,50%. La Fed dovrà bilanciare i rischi tra inflazione e stabilità finanziaria. In ogni caso, il caso Svb ha dimostrato che, nonostante le economie siano solide, i rialzi dei tassi possono avere importanti effetti collaterali.