Con 8.833 voti, venticinquesimo in classifica nazionale, è il primo Luogo del Cuore per i Veneti. Il grande complesso è situato nel sestiere di Castello, ai margini nordorientali di Venezia, in un’area storicamente presidiata da insediamenti religiosi.
VENEZIA – La storia del convento e della vigna a cui è legato il suo nome prende avvio nel 1253, quando il figlio del doge Pietro Ziani lascia ai Frati Minori una sua proprietà, ovvero una vigna – ancora oggi la più estesa di tutta la città – con le case e una piccola chiesa dedicata a San Marco, affinché vi si stabiliscano. Verso la fine del XIII secolo, in seguito all’aumento dei religiosi e all’accresciuta popolazione che veniva impiegata nei lavori del vicino Arsenale, i frati danno avvio alla costruzione di un insediamento stabile con chiesa e convento annesso, fondando anche un’importante biblioteca.
Quest’ultimo viene ampliato alla fine del Quattrocento, ma l’episodio saliente è la ristrutturazione della chiesa, affidata dal 1534 a Jacopo Sansovino, che rielabora il proprio progetto iniziale sulla scorta delle teorie di un frate del convento, Francesco Zorzi, importante teologo cabalista, rendendo la chiesa della Vigna un esempio di enorme rilevanza per la comprensione della teoria proporzionale armonica nel Rinascimento, che si inserisce in un intreccio di aspetti culturali, riunendo musica, matematica, filosofia ed estetica.
La facciata viene invece affidata nel 1564 ad Andrea Palladio e la nuova chiesa risulta finalmente consacrata il 2 agosto 1582. In occasione del censimento del FAI 2022 il bene è stato votato per il desiderio di renderlo più noto in una città ricca di tesori nascosti e per preservarne il contesto da un possibile intervento residenziale, che lo snaturerebbe. San Francesco della Vigna è stato segnalato come “Luogo del Cuore” dallo scrittore e accademico Antonio Scurati.
I LUOGHI DEL CUORE PIÙ VOTATI IN VENETO
2° regionale | 76° nazionale | 4.044 voti | Basalti colonnari del Parco San Marco, Gambellara (VI) |
I basalti colonnari del Parco San Marco sono un patrimonio geologico unico sul prolungamento sud-orientale dei Monti Lessini. Si tratta di particolari rocce vulcaniche a forma di prismi esagonali risalenti al periodo geologico denominato Eocene (200 mila anni fa), quando il colle di San Marco era uno dei vulcani attivi della zona. La suggestiva forma di queste rocce è dovuta alle fratture causate dal veloce raffreddamento del magma. Nel corso dei secoli la popolazione di Gambellara e dei centri limitrofi ha utilizzato i basalti colonnari a scopo edilizio (tutt’oggi sono visibili numerose abitazioni interamente costruite grazie all’impiego di queste rocce) e per la realizzazione di opere di pubblica utilità, come nel caso degli argini del torrente Rio e dei suoi affluenti. L’affioramento basaltico oggi visibile è quanto rimasto dopo l’intensa attività estrattiva del secondo dopoguerra, quando le rocce vennero utilizzate per la costruzione delle massicciate ferroviarie. Il comitato “Basalti – ATS 2022” si è attivato nella raccolta voti all’11° censimento “I Luoghi del Cuore” per la salvaguardia dei basalti, bisognosi di una pulizia geologica e di un’opera di preservazione dai crolli e dagli eventi atmosferici che sta portando alla loro scomparsa. Inoltre, l’intero Parco San Marco necessita di un’importante opera di riqualificazione e valorizzazione, abbandonato a sé stesso da anni di incuria e degrado. Il luogo rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.
3° regionale | 92° nazionale | 3.454 voti | Barco della Regina Caterina Cornaro, Altivole (TV) |
Il complesso, singolare incrocio tra castello e villa veneta, assolveva a più funzioni: era luogo di svago e di delizia, ma anche centro amministrativo e difensivo (era qui stanziata una piccola guarnigione). Il barco che costituiva la parte abitativa del complesso, parallelamente a una struttura per la gestione della tenuta, fu la residenza estiva di Caterina Cornaro, veneziana diventata Regina di Cipro, Armenia e Gerusalemme e poi Signora di Asolo tra il 1489 e il 1510. Fu questa l’epoca di maggior splendore per il complesso, sede della corte della regina di Cipro e centro umanistico frequentato dai massimi rappresentanti veneti della cultura rinascimentale, da Pietro Bembo, che qui compose “Gli Asolani”, a Ruzante. Non più abitati dai Corner, il complesso e i giardini caddero presto in stato di abbandono: già a partire dal XVIII secolo, il solo barco ricordava lo splendore della corte della regina. Proprietà di una società privata, il Barco, in grave degrado, si presenta oggi bisognoso di urgenti restauri, con gli affreschi che si stanno deteriorando, infiltrazioni d’acqua e i saloni delle feste in stato di abbandono. La raccolta voti al censimento, promossa dal comune di Altivole, ha l’obiettivo di riportare all’attenzione un Bene di straordinario valore storico.