Le reti fantasma sono reti da pesca abbandonate o perse accidentalmente dai pescatori, che rimangono sui fondali marini e continuano a catturare animali in modo passivo e indiscriminato. Si stima che ogni anno nel mondo vengano disperse in mare tra le 640.000 e le 800.000 tonnellate di attrezzi da pesca. Costituiscono il 46% dei rifiuti presenti nel Great Pacific Garbage Patch, una vasta area dell’Oceano Pacifico dove si accumulano i detriti plastici.
Le reti fantasma non solo rappresentano un grave inquinamento che danneggia l’habitat e la biodiversità marina, ma sono anche una fonte di sofferenza e morte per le specie ittiche che vi rimangono intrappolate. Questo fenomeno è noto come bycatch e coinvolge anche specie marine protette. Inoltre, le reti fantasma si sminuzzano nel tempo in piccoli pezzi, le microplastiche, che vengono ingerite dagli animali e possono entrare nella catena alimentare umana.
Per contrastare questo problema, sono state avviate diverse iniziative a livello nazionale e internazionale. In Italia, ad esempio, la Guardia Costiera ha lanciato nel 2019 l’operazione “Reti Fantasma”, che rientra nel progetto “PlasticFreeGC” per il contrasto alla dispersione delle microplastiche in mare. L’operazione ha portato alla rimozione di sei tonnellate di reti abbandonate dai fondali marini della Penisola, grazie all’impiego della componente subacquea della Guardia Costiera e alla collaborazione delle categorie professionali operanti sul mare e delle associazioni ambientaliste.
Anche l’associazione Marevivo ha avviato un progetto per recuperare le reti fantasma, denominato “Operazione Reti Fantasma”. Il progetto ha visto la rimozione di diverse reti strascicanti dai fondali marini:
- San Felice al Circeo
- Punta di Bove
- Le Formiche di Grosseto
- Isola del Giglio
con il supporto di vari partner e il patrocinio dei Comuni interessati. Le reti recuperate sono state avviate al corretto iter per la distruzione o il riciclo.
Queste azioni sono importanti per salvaguardare il mare e la vita che lo popola, ma non sono sufficienti. Occorre anche una maggiore responsabilità da parte dei pescatori, che devono evitare di abbandonare o perdere le loro attrezzature, e una maggiore sensibilità da parte dei consumatori, che devono preferire prodotti ittici provenienti da una pesca sostenibile e rispettosa dell’ambiente.