Ci sono volute una richiesta danni presentata da Studio3A per conto dei familiari e una petizione popolare. Ora finalmente gli enti preposti (il Comune di Venezia su autorizzazione di Veneto Strade) si sono decisi a mettere in sicurezza l’intersezione tra via Padana e via dell’Avena, a Marghera. Proprio qui, l’11 novembre scorso ha perso la vita, a soli 26 anni, Alvise Donà.
In questi primi giorni di agosto sono stati posizionati un semaforo a chiamata per l’attraversamento dei pedoni e il relativo segnale stradale. Seguiranno a breve l’attivazione del dispositivo e il “disegno” delle strisce sull’asfalto.
I fatti
Alvise, perito informatico, che abitava in centro storico a Venezia, quella sera stava appunto attraversando la strada per raggiungere la fermata dell’autobus e andare in centro a Mestre per incontrare la sua fidanzata, quand’è stato falciato da una Mercedes che procedeva a velocità sostenuta, condotta da A. D. A., un oggi 53enne di Chioggia. Un impatto terribile che non gli ha lasciato scampo. In quel tratto il limite vigente è di 90 km/h.
Un tratto di strada pericoloso
La tragedia ha riaperto le polemiche sull’estrema pericolosità e anche la contraddittorietà di quel tratto di viabilità. Via Padana infatti, sino ad un centinaio di metri a monte del punto d’urto, ha carattere di strada urbana ed è gravata dal limite di velocità di 50 km/h.
Oltrepassato il cartello di “fine centro abitato” di Marghera, diviene una strada extraurbana a tutti gli effetti, gestita da Veneto Strade, e soggetta, mancando una diversa segnalazione, a limite generico di categoria (90 km/h per le auto, appunto), nonostante l’ambito urbano in cui è inserita non muti; quantomeno sino ad oltre l’intersezione con via dell’Avena, in corrispondenza della quale è accaduto l’incidente e dove si trovano le fermate degli autobus extraurbani di servizio alla zona industriale/artigianale di via Colombara/via dell’Avena.
Non si contano gli incidenti, anche gravi e mortali come quello occorso al giovane veneziano, di cui è stata teatro quella intersezione, che è un passaggio obbligato per centinaia di pendolari dato che dalla parte opposta si trova la fermata Actv. Una situazione resa ancora più insidiosa dalla mancanza sul tratto stradale in questione, per ben più di centro metri, di attraversamenti pedonali segnalati, con la conseguenza che per i pedoni l’unica possibilità per raggiungere il margine opposto è quella di attraversare la carreggiata di corsa. Una “impresa” che purtroppo, quella sera, non è riuscita ad Alvise.
Una petizione per Alvise
Dopo la sua morte, che ha profondamente scosso tutta la città, dalla community Facebook Buongiorno Marghera è così partita una petizione, #IoFirmo #AlviseDonà #ViaPadanaSicura, cui hanno aderito centinaia di cittadini e attività commerciali del luogo. Le firme raccolte sono state inviate alle autorità competenti in attesa di riscontri. A dare la “scossa” è stata senz’altro anche la richiesta danni che Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, ha presentato pochi giorni fa, il 17 luglio, sia a Veneto Strade, come Ente gestore della strada, sia al Comune di Venezia, dove ricade, chiedendo contestualmente le rispettive coperture assicurative.
I familiari della giovane vittima, infatti, attraverso la responsabile dell’area consulenti personali sinistri gravi, Daniela Vivian, si sono affidati a Studio3A per essere assistiti e, oltre alla compagnia di assicurazione della vettura che l’ha investito e il cui conducente è stato indagato per omicidio stradale, si è ritenuto di chiamare in causa anche gli Enti pubblici interessati, proprio in virtù delle annose carenze di sicurezza di quell’arteria, tanto più in presenza di una fermata dell’autobus. Prima di procedere, peraltro, Studio 3A ha affidato una perizia ad hoc a un esperto ingegnere cinematico che ha concluso inequivocabilmente come “in quel tratto, nonostante la oggettiva pericolosità e la presenza di fermate di autobus, sono totalmente assenti attraversamenti pedonali segnalati e/o un limite di velocità compatibile con un arresto tempestivo dei veicoli in presenza di pedoni in carreggiata. Ciò non è conseguenza di oggettive difficoltà operative, ma semplicemente di una inaccettabile inerzia da parte degli enti preposti alla gestione della strada”.
La sorella ringrazia tutti ma commenta: “Troppo tardi”
Sta di fatto che ora sono finalmente apparsi il semaforo a chiamata e il cartello di attraversamento pedonale, implicita ammissione che quell’intersezione necessitava di interventi urgenti di messa in sicurezza. “Ringrazio tutti voi, a nome mio e dei miei genitori, per la solidarietà avuta nei nostri confronti e per non aver lasciato cadere la cosa nel vuoto – ha commentato sulla pagina di Buongiorno Marghera la sorella del giovane, Annalisa Donà, a cui non resta che la consolazione che la morte del fratello non sia stata del tutto vana. Grazie alla mobilitazione che ne è seguita, potranno essere evitati altri drammi. Ma con un immenso rammarico: “Se quel semaforo fosse stato messo a tempo debito, viste tutte le segnalazioni fatte per la pericolosità di quella maledetta strada, – conclude Annalisa – mio fratello sarebbe ancora vivo”. Come spesso capita, infatti, la risposta della pubblica amministrazione è arrivata troppo tardi, fuori tempo massimo per il ragazzo, e di questo fatale ritardo i familiari di Alvise e Studio3A chiederanno conto.