Cosa manca al 25 novembre
Si chiude il sipario anche su questo 25 novembre. Il rosso resterà, ma sarà il vestito di Babbo Natale ravvivato da infinite lucine che già si impongono su piazze e vie. Dentro le case resterà tutto come prima, gli uomini continueranno ad agire violenza, le donne a subirla, i minori ad assisterla. Le denunce aumenteranno, ma la violenza non si fermerà. Perché?
Perché le manifestazioni in se stesse non possono fermare comportamenti e relazioni sbagliate.
Perché ad essere deviati sono i comportamenti, frutto di una gestione non riuscita delle emozioni che viviamo in modo distorto da quando siamo bambini.
La violenza di genere non viene attuata perché si è malati. È una scelta. È la risultante di una eccessiva fragilità dell’uomo. Non una prova di forza, esattamente l’opposto: una prova di debolezza.
La violenza di genere è in aumento come numero di denunce del fenomeno grazie alla crescente autonomia e consapevolezza della donna. Perché è vero che se esiste un uomo che usa violenza, esiste una donna che lo permette e lo giustifica.
Ma se non è una malattia, cos’è che porta l’uomo a scegliere la violenza?
Dobbiamo andare indietro nel tempo ed avvolgere il nastro della nostra vita.
All’uomo è stato vietato quando era bambino di aver paura. E allora ha imparato a convogliare tutto nella rabbia. Alla donna non è stato insegnato a ribellarsi. Allora può sprofondare nella tristezza e nella passiva accettazione di un comportamento violento verso di lei.
Questo il nocciolo della questione. C’entrano le emozioni.
È emozionante organizzare e partecipare all’infinita serie di eventi per dire stop alla violenza? Sicuramente si. Tutti uniti per un mondo che rifiuta la violenza.
La sensibilizzazione contro la violenza di genere è stata in questi ultimi anni una importante ed utile presa di coscienza di un fenomeno nuovo che è diventato ben presto un’emergenza sociale. Ma non è sufficiente. Anzi rischia di restare solo in superficie. Di essere atto esteriore. Di diventare un appuntamento sociale e culturale, senza ambizione di risoluzione.
Mi ricorda una ricorrenza che scandisce una stagione: tra il vino di San Martino e l’Avvento con l’otto dicembre che apre le porte al Natale, c’è il 25 novembre, quello delle scarpe rosse, dei sacchetti di pane, delle figure di cadaveri, delle panchine rosse, dei rossetti sotto l’occhio e chissà cosa altro.
Ogni retorica di tutti i discorsi impegnati crolla di fronte alla realtà della famiglia, dove si combatte ogni istante una dura lotta. Per la sopravvivenza. Per ritrovare la serenità. Senza strumenti adeguati.
Ogni singola manifestazione dovrebbe avere l’unico scopo di chiedere con forza che vengano finalmente attuate delle politiche sociali finanziate da ingenti risorse economiche. Il volontariato e gli eventi a zero costo possono essere importanti per tenere alta l’attenzione affinché, e qui il nocciolo, siano progettate e stabilmente finanziate le seguenti operazioni.
– NUMERO UNO: a tappeto, su ogni scuola di ordine e grado devono essere realizzati degli specifici interventi da parte di professionisti sulla gestione delle emozioni, sul rispetto di genere, sull’affettività.
–NUMERO DUE: devono essere fatti investimenti sulla formazione di forze dell’ordine e di personale medico, figure che dovrebbero essere coadiuvate da psicologi ben formati su questo fenomeno.
–NUMERO TRE: servono politiche sociali che prendano in carico l’uomo agente di violenza, che riescano a sistemarlo in appartamenti “sgancio” invece di allontanare sempre la donna con i figli.
–NUMERO QUATTRO: servono finanziamenti stabili per case rifugio e misure speciali per i figli che hanno assistito alla violenza.
Il quadro normativo è stato oggetto di grande attenzione negli ultimi anni e può esser considerato sulla giusta via di perfezionamento. A mancare sono le risorse per una seria prevenzione. Oltre che un vuoto totale sul recupero dell’uomo maltrattante.
Questo è ciò che dovrebbero chiedere tutte le persone vestite di rosso ogni 25 novembre.
Simona Guardati
Assessore Bilancio, Cultura e Pari Opportunità
Comune Casier (TV)