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La leggenda di Santa Maria di Leuca: l’incontro tra due mari come quello di due amanti

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L’occhio del faro, dall’alto, assiste da millenni all’incontro perfetto, dove le acque si perdono l’una nell’altra e le correnti danno vita ad una danza incessante.

La semiotica non conta. Poco importa se a sinistra si chiami adriatico e a destra venga conosciuto come ionio: nel momento in cui si incontrano, i due mari diventano un’unica cosa, mescolandosi nel più antico degli abbracci.

Siamo a Santa Maria Leuca, il punto più estremo della regione Puglia. Considerata da sempre una delle destinazioni più belle del nostro Paese, conserva l’incredibile incontro tra le acque di due mari, Ionio e Adriatico.

Nonostante il confine ufficiale sia il Canale d’Otranto, in determinate condizioni climatiche è possibile vedere al largo della Marina di Leuca una linea di demarcazione tra le correnti provenienti dal Golfo di Taranto e dal canale d’Otranto che divide realmente i due mari. Un fenomeno unico e raro determinato dalla diversa salinità delle acque che porta una differenza di colore percettibile anche a occhio nudo, creando uno spettacolo di indescrivibile bellezza

Le acque davanti al faro di Santa Maria di Leuca

Turisti, curiosi e amanti del mare per un attimo diventano tutt’uno con la natura e il loro respiro si fonde con il suono ripetuto delle onde. E in quel preciso momento riecheggia una leggenda che ogni salentino conosce:

“La leggenda di Santa Maria di Leuca risale al tempo dei Messapi, quando vi era un tempo dedicato alla dea Minerva. Il punto di incontro tra il mar Ionio e quello Adriatico era dominato da una divinità bianca, metà donna e metà pesce, che con il suo canto attirava chiunque; si chiama Leucasia. Sebbene le sue doti deduttive fossero infallibili, un giorno non riuscì nel suo intento con un giovane, Melisso, troppo innamorato della sua ragazza Aristula. Leucasia, arrabbiata, si volle vendicare: una volta, sorprendendo i due amanti abbracciati su una spiaggia, sprigionò un vento talmente forte da separarli e farli sbattere su degli scogli, fino ad ucciderli. Una venne scaraventata da una parte del golfo, l’altro dalla parte praticamente opposta; ma la dea Minerva assistette con estrema pietà alla terribile azione di Leucasia, e decise di renderli immortali tramutandoli in pietra, in quelli che oggi sono Punta Ristola e Punta Meliso, che sembrano quasi tendersi l’uno verso l’altra.

Ma anche Leucasia si tramutò in pietra per il rimorso: divenne la più bianca delle rocce, cioè l’attuale Santa Maria di Leuca”.

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