Una vera e propria altalena emotiva, scandita da incomprensioni familiari, amori e patologie ancora incomprese, mai accettate per paure ataviche e smancerie culturali.
Desirè (Micaela Ramazzotti), è la primogenita della famiglia Mazzoni, normale quanto basta e incapace di arginare la “depressione“ di cui soffre il fratello minore, Claudio (Matteo Olivetti).
Malattia volutamente derubricata dai genitori in un problema che non riguarda la famiglia, sminuita e sminuzzata, per svincolarsi da responsabilità o colpe. Tanto da scontrarsi in duelli dall’aria rusticana con medici e terapeuti, con l’arroganza di chi crede di aver compreso la vita con un pensiero unico. E via andare.
I Mazzoni appunto, padre (Max Tortora) e madre (Anna Galiena), che in nome della propria infallibilità cassano ogni tipo di vicinanza dall’origine della malattia del figlio, affrancandosi da tutto.
Micaela Ramazzotti all’esordio come regista, premiata nella sezione Orizzonti Extra dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia cuce e ricuce una storia che parte dal suo personaggio, una parrucchiera cinematografica, che dall’età di 16 anni lavora e cerca l’emancipazione che non avverrà mai, risucchiata dall’alveo familiare per necessità economiche e nulla più, vessata e umiliata. Ma con la necessità di reindirizzare una famiglia storta, insicura e incapace di cambiare ma rabbiosa nel suo incedere, come le due emblematiche scene della tavole imbandite e fatte scivolare a terra, metafora di tutto quello che appartiene, ma da cui si vorrebbe sfuggire perentoriamente.
Compresa a suo modo dal compagno (Sergio Rubini), nei panni di un professore che corregge tesi e tenta di correggere la sua vita, inutilmente.
Mai il grido altisonante della storia è anche quello della denuncia riguardo i pochi strumenti a disposizione per chi si trova ad affrontare malattie di questo genere, raffigurando realtà, disagi e oggettiva impreparazione.
La regia con il suo plot avvincente svela tabù e rapporti tossici, ma lascia lo spettatore quasi incredulo nel seguire l’appassionata “recherche“ della protagonista verso l’amore e la felicità, quella mai sopita e sempre inseguita, tanto da cercare di anestetizzare ogni giorno fatiche e delusioni, in nome di una vita normale, zuccherata e inclusa nel perimetro degli affetti rassicuranti.
Felicità, regia di Micaela Ramazzotti, con Micaela Ramazzotti, Matteo Olivetti, Max Tortora, Anna Galiena, Sergio Rubini
Photo credits by – La Biennale Cinema 2023