Commuove, diverte e “disturba”, come il gran cinema deve fare.
Ferzan Özpetek ci regala l’ennesima perla, ispiratissimo, raccontandoci della vita di una coppia – Arturo e Alessandro – in crisi dopo 15 anni, che ricevono un bel giorno un inaspettato regalo.
La visita di una loro cara amica, Annamaria, ex compagna di Alessandro che, con 2 figli in dote, senza padre e alla vigilia di un ricovero ospedaliero per alcuni controlli chiede loro asilo per gli splendidi bambini, il tempo di soggiornare in clinica.
Ma è da questo momento che tutto cambierà, e i due uomini, il sempre più bravo Edoardo Leo, ruvido idraulico romano che porta a casa il pane, e Stefano Accorsi, scrittore poco fortunato che traduce ma sembra non scrivere più, si confronteranno tra una ripicca, un risentimento, un tradimento e una collera per il bene dei due ragazzini e sullo sfondo la salute cagionevole della mamma.
L’affresco di Ferzan, sempre unico, ci propone le sue terrazze romane, splendida la scena del ballo sotto il temporale, il cibo, l’amore e le storie borderline, ma sopra di ogni nuvola il cuore che si apre oltre il limite, e anche una coppia “inguaiata” come Arturo e Alessandro dovrà fare i conti con il proprio ego, a volte in modo arcigno, con l’altruismo che mina giustamente l’egoismo e la vita che ti interroga, ti cambia e ti spiazza magistralmente.
Amore e malattia, due temi che il regista turco cavalca sempre sono riproposti ma senza inghiottire il film in maniera punitiva, lasciando spazio a leggerezza e commedia non tralasciando qualche cameo ai confini dell’horror, vedi la scena iniziale.
Il finale con il bagno liberatorio di questo inedito quartetto ha un effetto benefico anche per lo spettatore più ansioso, con la colonna sonora importante, tra cui Mina, che suggella il film.
Mauro Lama