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Insolito ma conseguente

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo un nuovo intervento a firma di Luigi Giovannini sull’assalto avvenuto pochi giorni fa a Capitol Hill e sull’attuale situazione scolastica italiana
 
E così il 6 gennaio scorso Capitol Hill è stata assalita: non è il caso di entrare in particolari già commentati e documentati da giornali e Tv, ma bisogna prendere atto che il potere economico è oggi talmente prevalente sulla politica, da determinare non solo i risultati elettorali, ma da indurre anche l’eletto di turno a esercitare il proprio potere con decisioni persino arroganti e presuntuose, come se la nomina ottenuta fosse libera da qualsiasi controllo e garantisse una salvifica immunità.
 
Trump non è stato il primo e non sarà certamente l’ultimo politico a perseguire con particolare accanimento determinati traguardi, ma è stato il più scomposto, tanto che l’America è scivolata inevitabilmente ai limiti della democrazia, la cui fisiologica fragilità è stata recentemente documentata anche dalle vicissitudini di Hong Kong, ma in pochi hanno colto l’allarme.
 
Devo dire che non condivido le diffuse ammirazioni per una società legata ai richiami della frontiera e preferisco di gran lunga gli equilibri politici europei che, con tutte le loro contraddizioni, esprimono attenzioni sociali a mio avviso del tutto dovute, ma l’intrinseca debolezza democratica meriterebbe anche da noi continue riflessioni, per evitare di affidare vittorie elettorali e influenze politiche a narcisisti o affaristi che poi, naturalmente, passano all’incasso.
 
Perché è indubbio che forti contraddizioni coinvolgono da anni anche la politica italiana e infatti nasce da dissennate decisioni anche il livello del nostro debito pubblico che al 31 dicembre 2019 (ante Covid quindi) era arrivato a 2.409 miliardi di euro unicamente per soddisfare le spese correnti del vincitore politico di turno, impegnato a far vivere gli elettori al di sopra delle loro possibilità, addossando però – e senza alcuna remora – l’immancabile rimborso alle generazioni future: negli ultimi trent’anni, solo i due governi Prodi si sono distinti per una meritoria assenza in questa dissennata gara.
 
Ma un insistente esercizio di potere si manifesta pure nell’espressioni linguistiche, che identificano le recenti iniziative europee non con il dovuto termine di “next generation eu”, ma con la più disponibile e deviante espressione di “recorery fund”, bersaglio di furiose battaglie politiche proprio perché – in quanto fondo – è ritenuto possibile soddisfacente oggetto degli appetiti economici dei partiti e dei loro supporters, mentre il next generation identifica, senza alcun dubbio, scopi e beneficiari: per ostacolare quindi il cambiamento di marcia e di obiettivi europei, si cerca di azzoppare un governo proteso – pur con immancabili errori – a seguire la nuova strada in favore dei prescelti destinatari.
 
E così, invece di concentrarci per migliorare il piano esistente che deve essere approvato dall’Europa entro il prossimo 30 aprile 2021, viene imputato al governo l’accentramento gestionale dei 209 miliardi, indicando in alternativa la restaurazione di nuove concertazioni con sindaci, sindacati e associazioni di categoria, il tutto arricchito dall’indicazione di definiti progetti costruttivi assolutamente irrinunciabili, perché evidentemente già politicamente venduti.
 
Credo che nei momenti di cambiamento molte cose siano proponibili, ma i carrozzoni indicati e i conseguenti obiettivi clientelari non hanno mai portato alcun beneficio ai cittadini italiani, tant’è che i governi passati, i cui protagonisti sono oggi decisamente attivi nelle critiche, non sono stati assolutamente in grado di utilizzare le risorse europee disponibili, visto che dal 2014 al 2020 dei fondi strutturali di 72,4 miliardi a noi spettanti, al giugno scorso ne era stato utilizzato solo il 40%.
 
Non so se Conte stia governando meglio o peggio dei suoi predecessori, ma è comunque del tutto impensabile che il responsabile di un sistema aziendale – anche se decisamente particolare come uno Stato – riservi a persone estranee al gruppo dirigente la guida e la gestione di progetti assolutamente delicati: è chiaro comunque che il Governo deve procedere informando la maggioranza e il Parlamento sia delle sue scelte, che del suo procedere e, naturalmente, ne risponderà.
 
E poi c’è la scuola e il Corriere dell’altro giorno ci ha informato che 3 insegnati su 4 non intendono, nella situazione data, tornare in cattedra e subito molti politici si sono mossi contro gli indirizzi governativi che su questo argomento si sono sempre espressi a favore di un’urgente ripresa delle lezioni in presenza: sembra che in questo Paese tutte le attività debbano ripartire ma non la scuola, probabilmente perché gli studenti non votano, e non sono quindi destinatari di alcun vendibile o incrementabile ristoro: morale, non interessano.
 
Purtroppo oggi non c’è alcun referendum e così, nel chiuso delle stanze del potere e al riparo quindi da un secondo 40 a 60, chi ha un faticoso 11% di gradimento popolare, soffia sul fuoco per interrompere il cammino di chi ne riscontra il 60, e questa dannata prova muscolare viene espressa contando su forze che in America hanno portato all’assalto di Capitol Hill e che da noi assecondano da un lato la crescita di condizioni economiche sempre più floride e sempre più esclusive e, dall’altro, la diffusione di una povertà sempre più profonda.
 
Desidero chiudere con alcune riflessioni sulla qualità dell’informazione italiana che, distraendoci dalla delicatezza della situazione e dei problemi in campo, ogni giorno ci aggiorna con estrema insistenza dei ritardi italiani su qualsiasi problema di interesse europeo: e così si afferma che siamo ultimi nella distribuzione del vaccino, quando invece i dati ci danno al secondo posto dietro alla Germania, e così dallo scorso settembre viene denunciato un irrecuperabile ritardo governativo nei progetti da presentare in sede comunitaria, quando – e ancora invece – il commissario al bilancio Ue Johannes Hahn il 18 dicembre scorso ha affermato che l’Italia non è in ritardo e “ha già mandato una bozza di piano di riforme che ora la Commissione analizzerà”.
 
Quali siano gli obbiettivi di queste distorcenti informazioni non lo so, ma chissà che le attuali dure, paralizzanti e pretestuose polemiche politiche non finalizzino anche risultato “ritardo” e così la nostra informazione potrà sentirsi pure preveggente.
 
 

Luigi Giovannini

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