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Inquinamento da mercurio: interviene l’assessore all’ambiente di Mogliano

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L’Assessore alle politiche ambientali, Oscar Mancini, interviene con una nota nel dibattito riguardante la contaminazione da mercurio nella bassa trevigiana. L’Amministrazione sta portando avanti con costanza e determinazione le proprie attività di vigilanza.

 

“Sensazionale. La notizia è clamorosa! Mentre l’Arpav si affannava a ricercare la “sorgente contaminante”, il noto idrogeologo Riccardo Barbisan – vicepresidente della Lega –  faceva una scoperta straordinaria: la contaminazione da “mercurio nelle falde è al 99% attribuibile a cause naturali e non ad inquinamento da produzioni industriali”. Siamo in attesa di leggere gli studi che supportano la sua tesi su autorevoli riviste scientifiche”, ha commentato l’assessore alle politiche ambientali, Oscar Mancini.

“Se la situazione non fosse preoccupante per i cittadini ci sarebbe da ridere. Non solo. Egli afferma con assoluta sicurezza che l’inquinamento “sta diminuendo soprattutto a monte”.  Peccato che le indagini dell’Arpav ci mostrino che, per esempio, un pozzo collocato a Ovest di Treviso raddoppia le concentrazioni di mercurio passando da 0,7 a 1,5 microgrammo/litro nell’arco di tempo che va dal gennaio 2012 al giugno 2017.  Accade a giugno quando la falda è sicuramente meno dinamica rispetto al mese di dicembre! La minore captazione dell’acqua di falda da parte di Veritas e la chiusura di  molti pozzi a getto continuo ha certamente contribuito a ridurre le concentrazioni in alcuni pozzi collocati nella parte centrale dei “plume inquinante” ma, quasi sempre, superiore ai limiti di legge.

 

La chiusura delle fontane a getto continuo, per ridurre l’emungimento e prevenire l’eventuale contaminazione incrociata, con il passaggio del mercurio alle acque superficiali, hanno anche – come dice Arpav – un effetto positivo sull’evoluzione dell’inquinamento.

 

Ma, questo è il punto, non ci sono  evidenze scientifiche che dimostrino che “ la sorgente contaminante” non sia ancora attiva. Per questo abbiamo sostenuto e sosteniamo la necessita che la Regione finanzi uno studio idrogeologico finalizzato a risalire alla fonte emissiva primaria che, com’è noto, non è ancora stata individuata.  Se – come ipotizzato dall’Arpav – l’origine della contaminazione è collocata nell’acquifero indifferenziato è a monte che occorre risalire per individuare l’alimentazione del plume inquinante.

 

E’ certamente vero che la Regione, con delibera di marzo, “ha ampliato l’ambito de monitoraggio” a Mogliano, ma dimentica un piccolo dettaglio: c’è voluta la mobilitazione delle  amministrazioni  comunali per ottenerla. Monitoraggio che, per ora, ha dato un esito sostanzialmente negativo, che non ci consente però di abbassare la guardia. E’ quello che abbiamo detto nel recente convegno sulla qualità dell’acqua in presenza dei direttori dei servizi compenti di Arpav, Ulss, Veritas e Consiglio di Bacino.

 

Quanto ai perentori inviti che Barbisan rivolge alle amministrazioni comunali vogliamo informarlo che  la città di Mogliano è dotata di una capillare ed estesa rete acquedottistica alla quale i cittadini sono allacciati senza bisogno di alcun provvedimento coercitivo. Che a Preganziol, l’amministrazione comunale è riuscita ad ottenere da Veritas e dal Consiglio di Bacino l’estensione della rete acquedottistica nelle aree finora sprovviste. Le amministrazioni sono quindi in campo ed assolvono ampiamente ai propri doveri istituzionali. Possiamo dire altrettanto della Regione?  Terminato nel 2013 il progetto “MeMo” nessun altra iniziativa è stata intrapresa. L’Arpav, venuto a meno il finanziamento della Regione, ha fatto quel che ha potuto: ha proseguito in misura ridotta l’attività di monitoraggio.

 

Dunque “non è stato possibile stabilire l’origine del fenomeno” ci dice l’ARPAV. Ma, a meno di credere alle sorprendenti scoperte scientifiche del Signor Riccardo Barbisan, i cittadini del Veneto sono di fronte ai seguenti interrogativi.

Ci arrendiamo al destino cinico e baro considerando per sempre perduta questa falda, questo importante bene comune così scarso? Quante falde dobbiamo perdere ancora in questo nostro Veneto così ricco d’acqua ma così sprecone? E’ questo quel che noi lasciamo alle prossime generazioni?”

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