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Inaugurazione della personale di Alessandro Casagrande

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L’inaugurazione si terrà questa sera alle ore 18. La mostra rimarrà visitabile fino al 9 dicembre

 

La pittura di Alessandro Casagrande si caratterizza per una figurazione asciutta e severa, di radicale e assoluta contemporaneità. La nutrono riferimenti provenienti da mondi visivi lontani e molto diversi tra loro, come le pale d’altare della pittura barocca, o una certa graphic novel di ricerca, dai toni intensi e drammatici.

 

La Galleria dell’Eremo a Rua di Feletto ospiterà fino a 9 dicembre la personale dell’artista coneglianese che, domani sabato 17 novembre, sarà presente all’inaugurazione della mostra curata da Claudia Meneghin e presentata da Corrado Castellani.

 

Il vernissage, a ingresso libero, si terrà stasera alle ore 18.

La mostra rimarrà visitabile (con ingresso libero) fino al 9 dicembre dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13, e il martedì e il giovedì, anche dalle 14 alle 18.30; il sabato dalle 9 alle 12.

 

«Le opere di Casagrande, tendenzialmente monocrome e generalmente di tonalità scura, vivono di bagliori frammentari che identificano corpi, o meglio presenze, collocate in spazi sommariamente delineati – scrive Castellani -. Personaggi enigmatici, su cui piovono scaglie di una luce pallida e fredda, lasciano aperte le domande sulle relazioni che intercorrono tra loro e sul rapporto che hanno con l’ambiente in cui si trovano, che sia un interno, un paesaggio o uno scorcio urbano. Solitudine, costrizione, tensione creano atmosfere desolate, rimandano a non meglio precisate circostanze difficili».

 

Piuttosto che episodi di una narrazione, i dipinti si presentano come situazioni sospese, fuori dal tempo, in cui i protagonisti si trovano, loro malgrado, impegnati ad affrontare aspetti angosciosi, a volte estremi e forse al limite della sopravvivenza. Non sappiamo se le scene debbano essere interpretate come immagini oniriche, visioni fantastiche o percezioni realistiche, di sicuro sono pervase da uno stato d’animo contratto e dolorante, connesso con la necessità di confrontarsi con un vissuto penoso.

 

Ne emerge un’interrogazione sullo stare al mondo degli esseri umani, sul significato dell’esistenza, sul modo in cui affrontare le difficoltà. In alcuni dipinti incontriamo personaggi in abito talare, che alludono evidentemente ad una risposta religiosa alla domanda di senso, ma non appaiono portatori di una visione confortante e rasserenante, quanto piuttosto figure inquietanti e vagamente minacciose.

 

«Questa pittura non si propone come veicolo di facili consolazioni, ma piuttosto guarda in faccia il negativo, testimonia la fatica degli umani, e al tempo stesso mette in evidenza  il coraggio, la  risolutezza, la capacità di prendere atto dei frangenti ostili e di affrontarli con determinazione» conclude Castellani.

 

Alessandro Casagrande, nato a Conegliano nel 1971, vive e lavora a Godega di Sant’Urbano. Dal 1999 espone in mostre personali e collettive. Invitato a tre edizioni del Premio Morlotti di Imbersago (Lecco), ha vinto il primo premio nel Concorso Nazionale San Polo (2000), il premio EDF nel concorso “La Fenice et Des Artistes” di Venezia (2003), il premio biennale Gambino di Preganziol (2006).

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