La Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) trevigiana punta su qualità e flessibilità per contrastare il calo di iscrizioni
Le difficoltà economiche e il declino demografico non scoraggiano le scuole materne paritarie trevigiane, che investono in formazione puntando su qualità e flessibilità dei servizi. La Fism Treviso, per esempio, ha messo in programma numerosi corsi di formazione per dare supporto al personale delle scuole e dei nidi associati. In particolare, sabato 4 febbraio ha preso il via un corso sull’Educazione all’aperto (Outdoor Education) presso il Centro infanzia di San Pietro di Feletto, organizzato in collaborazione con l’Università di Padova, con l’adesione di oltre 30 insegnanti.
Il finanziamento ottenuto per il corrente anno scolastico, pari ad euro 27.360,00, ha consentito l’attivazione di 20 corsi, a cui hanno aderito 789 tra coordinatrici, insegnanti ed educatrici, per complessive 5.852 ore di formazione.
Grazie alla qualità del servizio, rimane forte l’interesse delle famiglie trevigiane per l’offerta educativa della rete delle scuole Fism: quasi 4 mila di esse hanno visitato nel mese di gennaio 2023, in occasione degli “Open day”, le scuole associate per conoscerne la mission, le attività proposte, la qualità degli spazi e dei corsi educativi in vista dell’iscrizione dei propri bambini. “Siamo consapevoli della grossa responsabilità verso i più piccoli e le loro famiglie, costrette purtroppo a pagare una retta doppia rispetto a quella della materna statale, a causa della mancata attuazione della parità da parte dello Stato. Questo, però, ci stimola a fare del nostro meglio perché siamo consapevoli del ruolo fondamentale che la scuola dell’infanzia ha sul futuro successo scolastico dei nostri ragazzi” ha detto Simonetta Rubinato, Presidente Fism Treviso.
“Nella Marca senza le nostre 207 scuole di comunità, presenti in 87 dei 94 Comuni – ha aggiunto – il 70% dei bambini non avrebbe accesso al servizio della scuola dell’infanzia. In 57 comuni sono presenti solo scuole paritarie, che in alcuni territori periferici o di montagna sono l’unico avamposto educativo. Un dato che la stessa dirigente regionale, Carmela Palumbo, prima di assumere un nuovo incarico al Ministero, ha definito un modello felice di integrazione per garantire un servizio pubblico di primaria importanza. Per questo non ci scoraggiano le difficoltà, aggravate nell’ultimo periodo dagli aumenti dei costi e dal calo delle iscrizioni per la denatalità (circa 1.000 in meno negli ultimi tre anni). Anzi: vogliamo investire sempre più in formazione e puntare sulla qualità e flessibilità dei servizi offerti alle famiglie”.