Greta Thunberg ha detto che le hanno rubato il futuro, che siamo sull’orlo di una estinzione di massa e che bisogna fare qualcosa.
Parole molto forti, ma fare qualcosa con rapidità è estremamente difficile secondo molti studiosi, perché la gran parte delle attività inquinanti – e cioè quelle che producono CO2 responsabile dell’innalzamento della temperatura media mondiale – è difficilmente modificabile nel breve periodo.
Non è l’inquinamento dei gas emessi dalle auto a influire sul clima, quella è marginale, bensì quanto prodotto dalle grandi industrie mondiali che sono alla base delle economie di moltissime grandi nazioni in via di sviluppo, che non possono ridurre le produzioni per la sopravvivenza delle loro popolazioni.
Bisognerebbe inoltre ridurre la crescita della popolazione mondiale per eliminare o abbassare la produzione delle grandi industrie, alimentate a carbone ad esempio, che con le enormi immissioni di CO2 provocano in gran parte l’effetto serra causa dell’innalzamento delle temperature.
Queste situazioni non si possono fermare nel breve periodo. Richiedono lunghi periodi e complessi accordi tra nazioni.
Detto questo la conseguenza è che il precipizio verso il quale stiamo andando non sarà purtroppo facilmente evitabile e le conseguenze della caduta nel baratro sono imprevedibili, ma certamente saranno catastrofiche.
Molto vicine a noi saranno le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto. Venezia infatti a causa dell’innalzamento dei mari rischia di essere irrimediabilmente sommersa dalle acque dell’Adriatico.
Il CNR calcola che il mare lungo le coste del veneziano si alzerà entro il 2100 dai 60 agli 85 centimetri rispetto al livello attuale e nulla potrà salvare la città lagunare, con buona pace per il MOSE.