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Enpa Treviso denuncia le "malefatte" di un rifugio di Musile di Piave

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«Siamo tutti felicissimi per aver dato una seconda vita a oltre una cinquantina di poveri cani, per troppo tempo abbandonati a loro stessi. Per noi è la vittoria più grande. Tuttavia, vista la tanta (troppa) sofferenza a cui sono stati costretti, era doveroso che tutti i dettagli della cronistoria sul comportamento degli ex gestori arrivasse all’Autorità Giudiziaria, affinché possa verificare se ai poveri animali è stato negato qualcosa, come noi crediamo”.

Il presidente ENPA Treviso Adriano De Stefano

 
Per tale motivo, venerdì 3 agosto, l’Ente Nazionale Protezione Animali di Treviso ha depositato un corposo esposto di 102 pagine in Procura a Venezia al fine di informare l’Autorità Giudiziaria di quanto avvenuto nel corso del 2017.
 
I FATTI
Nel corso del 2016 alcuni Comuni della Provincia di Venezia, tra cui San Donà di Piave e Jesolo, presero contatti con la Sezione di Treviso dell’ENPA al fine di informarsi sulle politiche di affido dei cani randagi messe in atto dall’associazione protezionistica che gestisce il Rifugio del Cane di Ponzano Veneto.
 
In effetti, come risulta dai verbali dei consigli comunali dei comuni veneziani, diversi consiglieri lamentavano un eccessivo numero di cani intestati al Comune, con conseguenti elevati costi di mantenimento degli animali randagi detenuti presso la struttura convenzionata. A riguardo, ad esempio guardando alle cifre delle quali beneficiava nel 2013 un rifugio di Musile di Piave – secondo quanto riportato da un documento dell’ULSS 10 presentato alla Conferenza dei Sindaci della Venezia Orientale nel 2014 – le elargizioni superavano abbondantemente i 250mila euro. Nonostante tale somma derivasse dai contributi comunali, tuttavia, pare fossero assai scarse le attività messe in atto dall’associazione veneziana dirette a favorire l’adozione dei cani e non aiutava l’esiguo numero di volontari a cui (secondo quanto è stato riferito all’ENPA dai volontari veneziani) era consentito di accedere alla struttura al fine di socializzare con gli animali.
 
Una volta accertato il cospicuo numero di affidi che l’Enpa effettuava (la media è di un cane al giorno), i comuni di San Donà di Piave, Jesolo e Ceggia, fatti due conti, decisero di abbandonare il noto rifugio di Musile di Piave e di aderire al Consorzio dei Comuni della Marca Trevigiana, dei quali Ponzano Veneto è il capofila.
 
In seguito, alla scadenza della convenzione (il 31 dicembre 2016) con il rifugio musilense in questione, i tre comuni chiesero il trasferimento dei cani presso la struttura trevigiana.
 
Il 21 gennaio 2017, una “Task-force” di più di cinquanta di volontari dell’ENPA, coadiuvati dai volontari dell’ADAS (Associazione Difesa Animali Sandonatese), procedettero al trasferimento di 54 cani da quel rifugio al rifugio dell’ENPA di Ponzano Veneto.
 

“Fu solo a quel punto, toccandoli con mano, che ci accorgemmo che tantissimi cani non erano affatto socializzati, avevano timore dell’uomo e davano segni di aggressività da paura. Il trasferimento non è stato semplice.
Tuttavia, il bello (anzi, il brutto) doveva ancora avvenire: dopo il trasferimento tutti i cani vennero visitati da un medico veterinario e riscontrammo su molti di loro diversi problemi sanitari, anche pregressi”.

 
Di seguito solo alcuni esempi (tutti con certificazione veterinaria):
· Laura: zoppia arto anteriore sinistro e grossa ernia inguinale. Sottoposta d’urgenza ad intervento chirurgico, rischio di morte.
· Teo e Sam: grave gengivite e parodontite. Sono stati asportati diversi denti con infezioni irrisolvibili.
· Rodos e Samos: entrambi positivi al test della filariosi cardiopolmonare, potenzialmente mortale ed evitabile con una semplice iniezione annuale.
· Liegi: soffio cardiaco
· Stella: ernia inguinale bilaterale
· Ivan: legamento crociato rotto (rottura avvenuta diverso tempo prima della visita)
· Torquoise: grave insufficienza cardiaca con edema polmonare
· Melina: soffio cardiaco
· Brad: grave otite bilaterale cronica purulenta con sovrainfezione da Malassezia
· Lillyput: denutrito. Diabete mellito. Ricoverato d’urgenza per rischio di chetoacidosi, rischio di morte
· Cesare (foto allegate): disidratato e magro, ano imbrattato da feci emorragiche, soffio cardiaco, artrosi
· Angelica (foto allegate): ernia inguinale destra e sinistra di notevoli dimensioni
· Lautrec: obeso
· Tiffany: grave otite purulenta bilaterale e infestazione da parassiti intestinali; ftisi oculare.
· Rossini, Milla, Pierre, Cloe, Rocky, Peter, Giannino: tutti con otite purulenta e/o parassitaria.
 

“Inoltre, diversi cani sono stati rasati a zero, poiché il pelo era così infeltrito da aver formato una fitta coltre che nascondeva gravi dermatiti”.

 
Tutti i volontari, i veterinari e gli educatori cinofili hanno lavorato tantissimo per recuperare i molti cani spaventati e non abituati al contatto umano; hanno organizzato raccolte fondi al fine di curare tutti i cani malati e si sono impegnati a fondo per favorire la loro adozione con annunci sui social, eventi e tavoli informativi.
 
 
OGGI
L’ENPA afferma che tutti quei cani erano affidabili e in effetti:
· Il Comune di San Donà di Piave il 21 gennaio 2017 (ultimo giorno di detenzione dei cani presso il noto Rifugio di Musile di Piave) era proprietario di 39 cani, 25 hanno trovato famiglia. Oggi è intestatario di soli 14 cani, con una diminuzione dei costi del 65 %;
· al Comune di Jesolo erano intestati 11 cani; ne sono stati affidati 9. Oggi è proprietario di soli 2 cani, con un abbassamento delle spese di mantenimento dell’ 82%;
· il Comune di Ceggia era intestatario di 4 cani e ne sono stati affidati 3. Oggi rimane da affidare un solo cane e dunque i costi per l’ente pubblico sono diminuiti del 75 %.
 

“A distanza di oltre un anno e mezzo dal nostro intervento presso il rifugio […] di Musile di Piave, presentiamo alla Procura della Repubblica un esposto per informare su quanto è accaduto, in particolare su quanto poteva essere e non è stato fatto da parte dei gestori del rifugio in questione”.

 
Continua Adriano De Stefano, presidente ENPA Treviso: “Il tutto, per troppo tempo, a scapito della salute e del benessere degli animali, la maggior parte dei quali, per loro fortuna, oggi ha trovato una nuova casa. Aver regalato una seconda vita e una nuova famiglia a chi per troppo tempo è stato costretto a condizioni di vivibilità pessime, con uno stato di salute pregiudicato, è per noi un’impagabile soddisfazione. Tuttavia, allo stesso tempo, in particolare guardando anche alla questione economica che tocca i comuni veneziani, abbiamo ritenuto opportuno mettere nero su bianco ciò che poteva risparmiare e non è stato risparmiato. Vorremmo capire perché tutto ciò è accaduto; e soprattutto in favore di chi? Di certo non di Liegi, Stella, Ivan e di tutti gli altri che, in un rifugio per cani, degno di questo nome, avrebbero dovuto ricevere un’accoglienza dignitosa e solo ed esclusivamente per lo stretto tempo necessario nell’attesa di una nuova famiglia adottiva”.
 
 
PER INFORMAZIONE
La Sig.ra M. P., che ha gestito il rifugio […] fino a qualche anno fa, è stata condannata nel 2004 per uccisione e maltrattamento di animali, come risulta dai link degli articoli sotto indicati. Il rifugio è poi passato nelle mani della figlia, che l’ha gestito fino alla messa in vendita un paio di mesi fa.
http://ricerca.gelocal.it/nuovavenezia/archivio/nuovavenezia/2003/11/04/VP4PO_VP401.htmlhttp://ricerca.gelocal.it/nuovavenezia/archivio/nuovavenezia/2004/11/13/VP5VM_VP501.html
 
Nella pagina del blog “Amici di Chicca” del 2008, in un’inchiesta sui canili lager italiani, sotto il titoletto «VENETO» si legge: “Il Veneto non è una regione di buoni canili. Lager è il nome dato al canile di Musile del Piave. Località: Lazzaretto. Venti comuni del Veneto e parte del Friuli danno 1,5 euro al giorno per 350 cani raccolti in uno dei rifugi più discussi d’Italia. Dove sono stati trovati randagi morti e barattoli di Tanax, veleno mortale. Ma non basta. M. P., 80 anni, è ancora lì, non smette di dire che quel lavoro lo fa per amore. Forse è anche vero, ma i suoi cani non lo sanno.”
http://amicidichicca.blogspot.com/2008/08/inchiesta-lo-scandalo-italiano-degli_24.html
 
      

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