Riceviamo e volentieri pubblichiamo un interessante articolo ricevuto da un nostro affezionato lettore, che ci racconta il significato delle trecce raffigurate in certe case di Preganziol (TV)
Probabilmente molti di voi, attraversando il nostro territorio, avranno notato delle raffigurazioni di trecce stampate sulle pareti esterne di certe nobili case. Una di queste rappresentazioni è anche sullo stabile della biblioteca comunale di Preganziol.
Ma cosa rappresentavano le trecce e chi le ha fatte dipingere?
L’ipotesi più accreditata pare sia quella che rappresentassero il simbolo della famiglia Del Majno che arrivò a Preganziol, con il conte Carlo, nei primi dell’Ottocento.
Carlo Del Majno (Pavia 1758 – Milano 1826), di ricca famiglia patrizia, fu il terzo prefetto del Tagliamento durante la dominazione napoleonica nel trevigiano (1805-1813). Nominato il 13 novembre 1808 rimase fino al novembre 1813, mese in cui terminò nel territorio Veneto il governo francese di Napoleone. Il Conte Carlo Del Majno in quel periodo abitava a Preganziol nella settecentesca villa di via Schiavonia dove oggi, per capirci, è visibile l’iscrizione EGO e viene chiamata “Villa Marcello Del Majno”.
L’origine delle trecce stampate sui muri di alcune case si collega con i diversi proprietari di questa lussuosa villa. Questa dimora nel 1731 era di proprietà di Giambattista Grassi, poi nel 1805 fu acquistata da Elia Cazzaiti (nobile di Cefalonia e direttore della zecca di Venezia) che fu uno dei più grandi proprietari terrieri di Preganziol. La figlia del Cazzaiti, Fortunata, sposò il conte Girolamo d’Onigo ed il loro figlio, Guglielmo, fu marito di Elisabetta Galvani la quale, dopo la separazione da lui, nel 1849 ebbe l’intera proprietà della Villa e dei suoi possedimenti. Elisabetta Galvani d’Onigo fu una donna autoritaria e ambiziosa che lasciò ovunque tracce del suo dominio, facendo addirittura incidere nelle pareti della villa il suo monogramma EGO (che in latino significa “IO”).
La villa di Elisabetta fu ereditata da Sforza e Rosanna Del Majno, pronipoti del conte Carlo, che erano imparentati con lei. Il padre di Sforza e Rosanna, infatti, era Norberto Del Majno (1832-1900), discendente del prefetto napoleonico, mentre la loro madre, Matilde Accurti, aveva come sorella una certa Ida sposata in Zeno (aveva comprato dagli Albrizzi la loro villa a San Trovaso e subito l’aveva rivenduta ai Franchetti). La mamma di Ida e Matilde era la sorella di Elisabetta, Andriana Galvani, sposata in Accurti.
Probabilmente fu Sforza Del Majno a far dipingere sulla gran barchessa la treccia coi colori bianco e nero (i colori dello stemma Del Majno) che si richiama al mondo dei cavalli di cui era un grande appassionato e per i quali sembra abbia costruito non lontano dalla villa, nei suoi terreni un piccolo ippodromo poi scomparso. Oggi la treccia è di colore marrone chiaro e non nera, ma si suppone che le ridipinture effettuate negli ultimi anni ne abbiano modificato il colore originario.
Ma perché oggi viene chiamata Villa Marcello del Majno?
Rosanna Del Majno (1864-1934) sposò nel 1893 Girolamo Marcello e dal 1923 i coniugi modificarono il cognome in “Marcello Del Majno” e successivamente la proprietà della villa passò al figlio Andrea Marcello del Majno.
Forse è una storia un po’ complicata e lunga ma per quanto mi riguarda molto affascinante!
Dino cav. Vecchiato ricercatore storico