Marmolada, Regina delle Dolomiti. La montagna meta delle gite di tutti i Veneti (e non solo) ha lanciato il suo grido di aiuto. 10 gradi in vetta per giorni, ma è da maggio che le temperature sono sopra la norma.
Marmolada, luogo di gite, vacanze, pic nic, escursioni. Quando, incosciente, manco usavi la protezione solare e stavi in costume a prendere il sole, raccoglievi stelle alpine e mettevi un sacchetto delle immondizie sotto il sedere per scendere a tutta velocità insieme a mamma e papà.
La coscienza ambientalista, negli anni 60/70, era cosa per pochi. Andavi in villeggiatura da giugno a fine agosto, i papà lavoravano e quando arrivavano era sempre una festa.
Che Madre Terra stesse già soffrendo lo comprendevano in pochi, anzi pochissimi.
E chi provava a spiegarlo era un allarmista.
Ce la siamo giocata, la Marmolada, come ci stiamo giocando l’intero pianeta.
L’ambiente subordinato sempre e comunque agli interessi economici. I disboscamenti selvaggi, le strade sempre più grandi – ma non siamo negli USA, l’Italia è bella perché è a misura d’uomo – la corsa a chi raccoglie più “roba” di verghiana memoria.
E la Natura, silenziosa, soffre. Soffre e alla fine, suo malgrado, diventa matrigna come scriveva nella Ginestra, anno domini 1836, il signor Giacomo Leopardi, per cui la Natura non ha per gli uomini riguardo maggiore di quello che ha per le formiche: eppure “l’uom d’eternità si arroga il vanto“.
Formiche, appunto. Siamo tutti come formiche, ma al contrario. Se le piccole operose bestioline operano sempre tutte insieme per il bene della loro piccola comunità, l’uomo fa di tutto per distruggere la sua.
E con un clima impazzito, a pochi giorni dalla ricorrenza di quell’8 luglio 2015 che fece ben comprendere ai Veneti quanto poco possiamo quando Madre Natura s’incazza, andiamo avanti imperterriti a fare le nostre cose.
Tanto succede sempre agli altri, in altri Paesi, in altri continenti. E invece no, succede a pochi passi da casa nostra sempre più frequentemente.
Ma soprattutto, dovremmo arrivare a comprendere che casa nostra è il mondo intero, che il disequilibrio di uno è il disequilibrio di tutti.
Come mi ha scritto la mia amica Alessandra, “Il cambiamento e la crisi climatica ci mettono di fronte a una realtà a cui non possiamo sfuggire. La quotidianità degli eventi deve cambiare. E gli eventi non possono dichiararsi sostenibili quando vanno a disboscare e livellare montagne che già soffrono i cambiamenti climatici. Dovremmo cambiare il corso degli eventi prima che il corso degli eventi cambi noi”.
Che in modo molto sottile, voleva semplicemente dirmi: “Come la mettiamo con Milano-Cortina 2026?”