Natale è, o dovrebbe essere, un momento di pausa e di riflessione su ciò che ci circonda, un’occasione per ripensare la relazione con l’Altro, condividendo ciò che abbiamo di più prezioso: il nostro tempo. Spesso però si trasforma in una frenetica e misera corsa al regalo di Natale, saltando tra un carrello della spesa e l’altro, trascinati in un vortice di frenesia che ben poco ha a che fare con lo spirito del Natale dickensiano.
È giunta in redazione la riflessione di Giancarlo Brunello, coordinatore di Cittadinanzattiva di Mogliano, un’associazione che in tutta Italia e a livello locale promuove la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza spronando la cittadinanza a dare il proprio contributo, a donare un po’ del proprio tempo.
La pubblichiamo qui.
«Valerio Delfino della Comunità di S.Egidio di Treviso ha recentemente scritto: “La nostra indifferenza si riflette nel volto di chi è solo. Le case di riposo restano piene anche il 25 dicembre, ma sono vuote di calore e affetto. Gli anziani della nostra provincia sono tantissimi e sopratutto molto soli”.
È una sensazione forte che abbiamo vissuto anche noi nella nostra attività di ascolto e di definizione dei contorni delle problematiche degli anziani.
Le case di risposo e residenze venete sono moderne ed efficienti, hanno qualità nei servizi e nell’assistenza medica buona, con qualche eccezione. Ma tutto si può e si deve migliorare. Questo è lo storytelling del sociale Veneto.
Ma malgrado questo ci sono molti ospiti anziani che, quotidianamente, vivacchiano in attesa del domani, molto più gli uomini delle donne che possiedono una forte capacità di adattamento.
Tutti gli anziani sono così? No. Nei centri anziani abbiamo trovato molta più vivacità e dinamicità. Più impegnati e attivi nel gioco delle carte e, quando si può delle bocce, coltivando relazioni spontanee e diffuse, da sempre un’ottimo antidoto alla noia. Deduciamo che il luogo spesso riconosciuto e identificato dall’anziano gli permette di essere meno solo ma reagendo alle difficoltà dettate dagli anni.
Perché ci si deve preoccupare e occupare degli anziani? Due sono le ragioni principali.
Una è quella che sono numericamente tanti ed hanno un peso economico e sociale rilevante. La seconda, in particolare, perché hanno contribuito in maniera forte all’equilibrio e alla conformazione sociale ed economica del paese.
Pertanto l’attenzione che dobbiamo loro è obbligatoria, oltre che moralmente ed eticamente indispensabile in una società moderna.
Secondo i dati che abbiamo raccolto gli over 65 veneti sono oltre 1 milione (il 22,4%) su 4.900 mila veneti. Del milione di anziani, 470 mila sono over 75. Il 24,5% delle persone tra 75 e gli 84 anni ha problemi di disabilità. I posti letto autorizzati sono 31.922 (provincia di Treviso 5.580). Di questi quelli gestiti dall’IPAB (Istituto Pubblica Assistenza) sono 15.724. A Treviso sono 3.079 in IPAB e 2.501 in strutture private. Si stimano in 190 mila gli anziani accuditi in casa dai familiari, aiutati dai caregiver (spesso familiari) e da badanti.
Per questa realtà, oltre alle problematiche di carattere etico, sociale e umane, molto alto è il costo di gestione ed organizzazione a carico della collettività (Regione, Comuni, organizzazioni pubbliche) e delle famiglie.
Cosa racconta il “Report”
Il primo punto che emerge è quello della vasta e diffusa solitudine, anche se mascherata e sopita, della popolazione anziana: si tratta di un problema molto serio che influisce negativamente anche sulla salute delle persone, minandone il fisico. Un tema sul quale sarebbe opportuno che anche l’ULSS 2 della Marca trevigiana ponesse maggiore attenzione. Nell’attività di controllo e di indirizzo del pubblico non ci sembra che questo problema sia adeguatamente preso in considerazione. La solitudine non è solo un problema dell’accudimento sociale ma anche chi vive e rimane in casa ne è oggetto. Sulla solitudine e attivismo delle persone anziane va segnalata l’iniziativa della Regione Veneto sul progetto dell’invecchiamento attivo, che in qualche modo affronta il problema, non cogliendolo però alla radice.
Cosa ci hanno detto gli anziani
Cosa ci dicono i familiari, gli amici e conoscenti
In modo abbastanza diffuso sostengono che i loro anziani sono diventati amorfi e apatici: non collaborano e ci mettono poco del loro per socializzare, si “immusoniscono” e questo nuoce in modo diretto sulla loro salute e su quella di chi gli sta attorno. Tuttavia hanno voglia di parlare di sé, di essere ascoltati e di far rivivere i loro ricordi. Molte famiglie denunciano altresì la crescente difficoltà a far fronte ai costi di accudimento sia nelle residenze che in casa.
Si registrano inoltre una serie di critiche sulla gestione delle strutture, pur non frequenti: gli orari che somigliano molto agli ospedali nonché il poco spazio concesso alle persone in termini di tempo e di luoghi per se stessi e per la propria intimità.
Tutto questo sarà oggetto di un incontro martedì 18 dicembre 2018, alle ore 17:30, presso la Sala del Consiglio Comunale di Mogliano Veneto.
Interverranno Italo Improta, presidente del Circolo Arcobaleno di Mogliano Veneto, il professor Giuseppe Goisis, filosofo e già professore dell’Università di Venezia, l’architetto e sindaco di Mogliano Carola Arena, l’assessore Tiziana Baù, il dottor Giuseppe Possagnolo, presidente della Cooperativa sociale Castel Monte e quello dell’AUSER di Treviso, Umberto Tronchin.»