Oggi inizia un viaggio tra le parole scritto a quattro mani, le mie e quelle di mio figlio Gabriele, un personaggio sedicenne travolto dalla marea ormonale e dall’autismo.
Ci è stata offerta la possibilità di scrivere di noi, mai fu tanto rischiosa una proposta…
Ho deciso che inizierò subito difficile così mi presento per ciò che realmente sono, un corpo che a stento trattiene emozioni.
E poi non ne parliamo più.
Le molte esperienze vissute – ho superato la mezza età da qualche anno – che poi quale sia la mezza età non l’ho mai capito, dicevo, le esperienze hanno rafforzato in me la convinzione che tutto è destinato ad essere travolto dallo scorrere inevitabile del tempo, ma proprio per questo ogni momento va vissuto con intensità, va colto ogni piccolo istante con il fuoco della dedizione completa, con autentico amore.
E questa esperienza va donata a piene mani, consumandosi per tentare di offrire luce.
Per quale altro motivo saremmo stati creati se non per darsi agli altri?
Diceva il grande Ungaretti “Tra un fiore colto e l’altro donato l’inesprimibile nulla”.
Bene, ora che ho presentato buona parte della mia essenza, passo a presentare l’altra, mio figlio.
Come già detto Gabriele è un adolescente di sedici anni, autistico, non verbale. Nel groviglio dei suoi pensieri sta emergendo prepotente una preoccupazione, IO SONO.
Non io chi sono, che ci faccio qui, cosa voglio, dove vado.
No.
“Io ci sono, io esisto, sono un autistico pensante, e voglio potervelo gridare”.
Dovete sapere che un cocciuto arietino autistico quando ha un obiettivo deve raggiungerlo ad ogni costo.
Gabriele è così. Da sempre.
Ti travolge e ti coinvolge giorno e notte finché non giunge alla risoluzione dei suoi pensieri, spesso ansie, di chi vive da straniero in questo mondo tanto caotico.
Gabriele e io vogliamo che questa possibilità sia riflessione e donazione, per essere quell’aiuto di cui tante famiglie autistiche hanno bisogno.
Scriveremo di noi, della nostra vita contorta, ma ci piacerebbe uno scambio di idee, ricevere richieste, un confronto.
Ci piacerebbe dare spazio anche ad altri ragazzi desiderosi di trasmettere ciò che sono.
La comunicazione è espressione di sé e dei propri bisogni, qualunque sia il mezzo utilizzato.
Gabriele non è verbale, ma da tre anni scrive con il computer. E da quando scrive la sua vita è cambiata e la nostra con lui. Ecco che se qualcuno volesse condividere questo spazio in rubrica, saremmo felici di ospitare chiunque.
Con queste poche righe introduttive vi salutiamo e se lo desiderate ci leggeremo la prossima volta.
Gabriele e la mamma